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"L'Italia dei Geometri"

Dal 01.01.2008 al 31.12.2008

Pubblichiamo l'Intervento di Francesco Rutelli all'assemblea del Fai e il dibattito che ne e' scaturito, pubblicato da Corriere e Repubbblica. Corriere della Sera - NAZIONALE 2007-11-11

Corriere della Sera - NAZIONALE -
sezione: Prima Pagina - data: 2007-11-11 num: - pag: 1
autore: di PAOLO CONTI Calabrò categoria: REDAZIONALE
Rutelli attacca l'«Italia dei geometri»: crescita senza stile, architetti sconfitti
Il vicepremier al convegno del Fai: presto il reato di frode paesaggistica

ASSISI — «Gli architetti e gli urbanisti del dopoguerra hanno perso una battaglia storica, magari anche per colpa della politica. Non sono riusciti a imporre una leadership culturale e quindi una cifra stilistica alla trasformazione del territorio nell'Italia contemporanea. Di fatto hanno vinto i geometri che hanno accondisceso in modo incompetente, sbrigativo e dozzinale a ogni bisogno del committente. Coi risultati che vediamo».
Francesco Rutelli, ministro per i Beni e le attività culturali, approfitta di una platea tra le più sensibili al tema del paesaggio per dichiarare «conclusa la stagione dell'espansione edilizia indefinita ». Il ministro parla al convegno del Fai, il Fondo per l'ambiente italiano presieduto da Giulia Maria Crespi, che ha organizzato un seminario interno («Sos paesaggio, aggiornarsi per intervenire ») ad uso dei volontari per dotarli di nuovi strumenti legislativi e normativi nelle loro attività. Il Fai è apprezzatissimo da Rutelli («siete un modello di dedizione, partecipazione, qualità, intelligenza »). Rutelli definisce l'attacco all'integrità del paesaggio «in assoluto la minaccia più grave per il patrimonio culturale italiano». Colpa, dice il ministro, «della crescita dei valori immobiliari, della fragilità della pianificazione, dei continui conflitti sulla tutela tra Stato, regioni e comuni». Ma è tempo di dire basta perché «siamo un Paese denso, stretto, fitto». E invia un messaggio molto chiaro alle regioni che ormai da tempo rivendicano piena autonomia in materia di gestione del territorio (guarda il caso Toscana): «La Corte Costituzionale, con la sentenza 367 del 7 novembre scorso, ha respinto tutti i ricorsi delle regioni contro lo Stato affermando che proprio allo Stato tocca il compito della tutela del paesaggio visto come "valore primario e assoluto". Quando arrivano i vincoli, questi vanno rispettati. Presto arriverà anche il reato di frode paesaggistica». Una dichiarazione di guerra, anche se molto soft, a «villettopoli». Per di più il ministro conclude con una conferma: «Sia ben chiaro. Mai più condoni edilizi, così ha deciso questo governo ». Inevitabile l'applauso della platea (c'è anche, come delegato Fai, il neo-presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta).
Ma il convegno del Fai (il direttore generale Marco Magnifico ha illustrato le mille iniziative dell'associazione) serve a scoprire anche una fetta inedita d'Italia. E così, mentre le giunte toscane di centrosinistra sono contestate «da sinistra» per «villettopoli », da Assisi arriva la voce del suo sindaco di Forza Italia Claudio Ricci (giunta di centrodestra con tre liste civiche) che annuncia un programma avanguardistico e sperimentale in tema di tutela del paesaggio: «La nostra città è patrimonio Unesco dell'umanità. Entro gennaio inseriremo in quel piano di gestione, ma nel contesto del piano regolatore perché abbia piena efficacia, le linee- guida sperimentali di restauro del paesaggio. Saremo i primi a farlo. Dobbiamo spiegare che non è impossibile intervenire sul nostro territorio. Perché si può. Ma a patto di rispettare regole ben precise in materia di volumetrie, materiali, tecniche architettoniche, alberature, siepi. Indicheremo anche come realizzare un marciapiedi o gli infissi. Lo sviluppo è insomma possibile ma nel contesto di un restauro complessivo del paesaggio. Con questo spirito siamo riusciti a convincere molti autori di abusi ad abbatterli».
Applauditissimo l'intervento dell'assessore regionale all'urbanistica della Sardegna, Gian Valerio Sanna, (ex Margherita ora Pd) che lancia un allarme: «Lo Stato non può lasciarci soli nella lotta per la difesa del nostro territorio. Siamo sottoposti all'attacco dei Tribunali amministrativi regionali e delle multinazionali immobiliari. Ma col paesaggio è in gioco la dimensione stessa dell'uomo, la sua qualità di vita,
È il festival dell'abusivismo E molte colpe sono politiche LE VILLETTE IN VAL D'ORCIA
Il progetto in corso di realizzazione a Monticchiello (Siena) è al centro di una lunga polemica. Prevede la costruzione di 92 abitazioni. Prezzo di vendita: circa 159 mila euro quella delle future generazioni. Noi abbiamo subito adottato un piano paesaggistico, come chiedeva il Codice Urbani. E perché lo Stato non commissaria le regioni inadempienti? Vuole o non vuole far rispettare il dettato costituzionale sulla difesa del patrimonio paesaggistico?».
Sulla polemica architetti- geometri di Rutelli, da Roma risponde Giorgio Muratore, docente di Storia dell'Arte e dell'architettura contemporanea a «La Sapienza », gran polemista: «L'attacco ai geometri? Un luogo comune che si legge da cinquant'anni a questa parte. Ora bisogna vedere quanto c'è di buono nel lavoro dei geometri e quanto c'è di cattivo nella cultura degli architetti ». Le colpe maggiore di chi sono? «Della politica. La "ciccia" è lì... E nel plusvalore che si ricava dagli immobili. Ormai l'Italia è il festival dell'abusivismo. Ma la pessima architettura spesso "firmata" corrisponde a scelte politiche e non tiene mai conto della qualità intrinseca del prodotto».
IL CANTIERE
L'area edificabile di Monticchiello si estende per circa settemila metri quadrati.
I lavori di costruzione dovrebbero essere completati entro maggio 2008


GIORGIO MURATORE



Sezione: edilizia - Pagina: 045
(13 novembre, 2007) - Corriere della Sera
INTERVENTI E REPLICHE



I geometri non sono incompetenti Grazie alle parole del ministro Rutelli i circa 100.000 geometri italiani si sono sentiti dare degli incompetenti (Corriere, 11 novembre). Come Presidente del Collegio dei geometri della Provincia di Milano, mi sento in dovere di tutelare gli iscritti milanesi e credo di potere parlare per tutti i colleghi italiani i quali si sono sentiti, ci siamo sentiti, insultati dalle parole del ministro, parole dure dette nei confronti di una categoria storica che tanto ha dato alla nazione. Certo non siamo incompetenti quando le Stato ci chiede di collaborare a sistemare la situazione catastale, cosa che noi abbiamo fatto con serietà e professionalità e continuiamo a farlo. Nella ricostruzione post bellica o dopo le calamità naturali, i terremoti del Belice, del Friuli, del Bresciano, i geometri erano in prima linea insieme alla Protezione Civile e ai Vigili del Fuoco. Certo è troppo comodo chiederci aiuto e poi darci degli incompetenti. Vorrei chiedere al ministro dove era quando, Sindaco, rilasciava ai colleghi di Roma «incompetenti», i permessi di costruire. I mostri ecologici non li abbiamo costruiti noi, non possiamo, non ne abbiamo le «capacità»; l' ubicazione della Fiera di Milano non l' abbiamo progettata noi, per non parlare della viabilità e delle infrastrutture. Vorrei invitare il ministro a venire in giorni come questi a Milano e fare 15 chilometri di code in entrata e in uscita dalla città a causa della viabilità. Ma non deve venire con l' auto blu o con l' elicottero. E ancora, i grossi centri commerciali all' interno della città, anche qui senza la viabilità adatta e con la formazione di lunghe colonne di auto e di inquinamento. No, le colpe non sono da dare ai geometri, ma a chi ha permesso tutto questo, comprese le Amministrazioni locali e altre categorie professionali. Non voglio dilungarmi ma credo che i geometri abbiano diritto a delle scuse. Geom. Enzo Balbi Presidente del Collegio dei Geometri della Provincia di Milano Architetti e trasformazione del territorio Mi riferisco all' affermazione di Rutelli (Corriere, 11 novembre) che la colpa del dissesto paesaggistico italiano sarebbe dovuta al fatto che gli architetti hanno perso la battaglia lasciando il campo ai geometri. Questa affermazione fa sorridere perché prevede un ruolo che gli architetti non hanno mai avuto e cioè quello di demiurgo in grado di determinare le scelte nel campo del costruito. Purtroppo non è così, la colpa è dei politici che non hanno chiaro il concetto di bene pubblico e lasciano che le scelte economiche siano separate da quelle ecologiche. E' la committenza che esercita il potere di trasformare il territorio e questo va in relazione al guadagno, non è certo quella minuta dei geometri a fare grandi disastri ma quella dei poteri forti. Questa sceglie gli architetti che, guarda caso, non sono mai quelli più sensibili al problema ambiente. In sostanza abbiamo gli architetti che i politici si meritano. Il Fai fa una grande azione di sensibilizzazione ma dovrebbe anche intervenire sulla formazione degli architetti e qui il discorso tirerebbe in ballo la crisi delle università di architettura e il discorso si farebbe troppo lungo. Arch. Maurizio Spada Istituto Uomo e Ambiente Le tecniche di cattura dei mafiosi Mi domando, in riferimento alle catture di importanti capi di Cosa Nostra avvenute recentemente, se non sia stato imprudente illustrare, con grande dovizia di particolari, le tecniche adottate, i materiali rinvenuti nei covi e così via. Non si teme che queste notizie possano mettere sull' avviso gli altri latitanti e fargli adottare misure prudenziali che renderebbero ancora più ardua la loro cattura? Mi piacerebbe avere una risposta dai rappresentanti delle Forze dell' Ordine incaricati degli arresti. Fulco Pratesi La difesa del premier spagnolo Zapatero Durante il vertice ibero-americano, il premier spagnolo Zapatero ha difeso l' onore politico del suo predecessore Aznar di fronte alle intemperanze verbali del presidente venezuelano Chávez (Corriere, 11 novembre). Mi sembra un lodevole esempio per tutti i nostri uomini politici che, senza badare né dove né quando, troppo spesso non perdono occasione per delegittimarsi reciprocamente. Giorgio Tescari, Milano

La Repubblica
15-11-07, pagina 1, sezione PRIMA PAGINA
La lettera
La battaglia per il bello nel Paese dei geometri
FRANCESCO RUTELLI


Caro Direttore, proprio sicuro, mi chiedono, che la colpa dei guasti al paesaggio italiano debba cadere sui geometri? Certo che no. Le colpe sono larghissime. Il mio intervento all' Assemblea del Fondo per l' Ambiente Italiano - se il problema fosse solo di offrire spunto per titoli ai giornali - si sarebbe potuto riferire polemicamente verso gli architetti. O verso i sindaci e le commissioni edilizie dei Comuni, le Regioni e i loro mancati piani paesistici, i legislatori degli ultimi 50 anni, una committenza pubblica e privata quasi sempre assente nelle strategie. Ma è evidente che ci troviamo di fronte a un fallimento generale; e poiché la soluzione da trovare è ambiziosa e molto difficile, cerchiamo di uscire dai luoghi comuni. Da oltre un anno sto conducendo una battaglia per la tutela del paesaggio, di cui ho indicato i tre maggiori nemici nella crescita formidabile dei valori immobiliari (che rende remunerativo qualsiasi intervento edificatorio in ogni angolo del paese), nella confusione dei poteri e mancanza di programmazione delle trasformazioni del territorio, nella cattiva qualità delle progettazioni. E' evidente che i geometri italiani sono una categoria piena di sobrie e serie qualificazioni tecniche (io per primo le ho apprezzate, in molti campi, nella esperienza da Sindaco); ma nessuno potrà negare che moltissime costruzioni mono-bi-trifamiliari realizzate in ogni parte d' Italia dagli anni ' 60 - spesso con poca attenzione a tipologie storicizzate e alla scelta dei materiali - e centinaia di migliaia di pratiche di condono edilizio portino anche quelle firme. Gli architetti hanno perso la madre di tutte le battaglie: quella di imporre la qualità del progetto come condizione culturale e civile - non solo intellettuale o professionale - del dibattito pubblico sul volto dell' Italia contemporanea. La gran parte delle amministrazioni comunali si è regolata perché a dominare le trasformazioni urbane - nell' Italia profonda soffriamo il male di Villettopoli, ma nelle città viviamo il disastro dell' edilizia di periferia - fosse la quantità (i metri cubi, i metri quadri) piuttosto che rendere "conveniente" la qualità delle realizzazioni e realizzare attrezzature capaci di migliorare la vita nelle città. Le Regioni hanno combattuto solo in alcuni casi l' abusivismo; e solo raramente hanno programmato e governato le trasformazioni del paesaggio. Governi e Parlamento non hanno varato adeguate leggi per l' urbanistica, né per l' architettura; le pubbliche amministrazioni non hanno inserito il design nella programmazione di funzioni, servizi, infrastrutture. La categoria più attiva nel campo delle opere pubbliche è divenuta quella degli avvocati, le opere pubbliche più diffuse essendo i contenziosi amministrativi e le liti giudiziarie. Costruttori e developer hanno raccolto negli ultimi anni l' oro delle città (le rendite), ma raramente lo hanno reinvestito per migliorare le città stesse. Nonostante abbia sviluppato capacità di tutelare e valorizzare il patrimonio antico molto meglio che nel passato, la Bella Italia è diventata generalmente più brutta? Dunque, siamo al punto. E' un punto di non ritorno: i programmi di edificazione previsti e prevedibili possono fare irreversibilmente male al Paese. Io ho proposto una strategia precisa: riformare il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, per rendere obbligatoria la co-pianificazione tra lo Stato (che ha il potere esclusivo della tutela del paesaggio) e le Regioni (che debbono elaborare i piani); i risultati della Commissione presieduta da Salvatore Settis attendono in queste ore una risposta di collaborazione da parte delle Regioni. Inasprire le sanzioni per le ferite illegali al paesaggio (da 6 mesi c' è un ddl in Parlamento). Un impegno di tutti non solo del centrosinistra, perché non vi siano mai più condoni edilizi; un monitoraggio accorto per impedire scempi e realizzazioni orribili (le Soprintendenze, senza alcun fondamentalismo, hanno fermato decine di programmi insensati; abbiamo disposto alcune demolizioni esemplari di "eco-mostri" già costruiti). E' in rete il Sitap, il sistema informativo dei Beni Culturali che descrive i vincoli sull' intero territorio nazionale. Intendiamo promuovere nuova qualità della progettazione, della formazione, dell' organizzazione pubblica. Stiamo incentivando, pur con pochi mezzi, concorsi di architettura e riqualificazioni del paesaggio stressato. In termini generali, le grandi trasformazioni debbono riguardare innanzitutto le aree grigie come ha scritto Richard Rogers, ovvero il territorio compromesso e da riqualificare, piuttosto che il sempre più scarso territorio integro. Soprattutto, è tempo di aprire un dibattito costruttivo e propositivo perché l' Italia del XXI secolo - la società italiana, non solo gli intellettuali, i tecnici, i politici - condivida la sfida della tutela e della trasformazione di qualità del paesaggio italiano come la prima e più importante causa culturale per cui valga la pena di impegnarci, se vogliamo che il destino delle "belle contrade" non sia memoria passata, ma messaggio al mondo e banco di prova dell' Italia contemporanea.


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