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Settimana del 12 novembre 2007

Dal 01.01.2008 al 31.12.2008

Sezione: fiere - Pagina: 009
(13 novembre, 2007) - Corriere della Sera
Dopo l' accoglienza agli ispettori di Expo 2015, Federlegno propone Made e nuovi fasci luminosi
Edilizia e design, progetti di luce per la città «Serve più dialogo tra costruttori e Comune»

Un' idea per lo sviluppo di Milano. In un progetto di Federlegno che coinvolga pubblico e privato. Ieri, la proposta delle «Luci della città del futuro», il fascio illuminato che ha accolto gli ispettori di Expo 2015. Domani, una manifestazione fieristica internazionale, Made, dedicata all' edilizia, all' architettura e al design. «E oggi un appello», spiega Giovanni De Ponti, amministratore delegato di Federlegno, promotore sia di Luci sia di Made. «Un appello a Comune e costruttori a un maggior dialogo dopo le polemiche dei giorni scorsi. Con la nostra Federazione a fare da centro di convergenza di intenti e prospettive». Perché aggiunge De Ponti «ci sono in cantiere grandi opere che cambieranno il volto della città, come City Life, Porta Nuova, Bovisa Gasometri. E non c' è spazio per le liti». Così proprio la prima edizione dell' appuntamento espositivo della Fiera a Rho Pero, la rassegna in programma a febbraio (centomila metri quadrati espositivi e 1.100 adesioni da tutto il mondo) che raccoglie l' eredità della bolognese Saiedue, «potrebbe essere il punto d' incontro tra istituzioni e costruttori, così come sarà centro di dibattito e di coinvolgimento di tutti i protagonisti della filiera del sistema edilizia, dal progetto ai servizi, dagli architetti agli operatori». Molti sono gli incontri e i convegni in programma durante la rassegna «per concretizzare nuove opportunità di sviluppo». Ma numerose saranno anche le iniziative: a partire dall' idea di illuminare di nuovo la città, proiettando virtualmente l' architettura dei suoi progetti. In questo modo, come spiega l' assessore comunale Carlo Masseroli, «Made diventerà non solo caposaldo del sistema fieristico internazionale, ma arricchirà le manifestazioni di interesse pubblico europeo».

Sezione: varie - Pagina: 006
(14 novembre, 2007) - Corriere della Sera
L' assessore e le periferie
Masseroli: stati generali del territorio


L' immagine può apparire pomposa, ma, in fondo, rende l' idea: «Facciamo gli Stati Generali del territorio». L' assessore comunale all' Urbanistica, Carlo Masseroli, non si limita però a organizzare un bel convegno, tutti parlano, qualcuno ascolta e i soliti ripensano la città. Masseroli, questa volta, ha deciso di andare sul posto. Da oggi (in zona 4: tra Ponte Lambro e Rogoredo) e ogni mercoledì l' assessore dedicherà la sua giornata alle varie zone di Milano, con un' agenda già programmata di incontri con associazioni e società sportive, comitati e gruppi di mamme, parroci e amministratori, commercianti e animatori sociali. Verranno scattate foto, fate riprese, appuntate segnalazioni, «e chiederemo a chi vive sul posto di essere primo attore, di suggerire a partire dalla loro esperienza un nuovo possibile sguardo su quel pezzo di città». Si tratta, in sintesi, di una nuova tappa della strada che sta portando alla definizione del Piano di Governo dei territorio, lo strumento urbanistico che sostituirà il Prg disegnando lo sviluppo futuro di Milano. Un progetto che Masseroli ha voluto fin dall' inizio condividere con un giro interlocutori sempre più allargato. Primo punto sarà la definizione di un piano dei servizi e del sistema infrastrutturale: di che cosa c' è bisogno, insomma. A questo, andrà associato il piano delle regole che vorrebbe ribaltare le modalità per chiedere e ottenere concessioni e sfruttare il territorio. Ambizione è quella di uscire dai confini stretti milanesi: «Il piano di governo - insiste Masseroli - gioca entro i confini della città, ma si candida ad essere il piano di governo del territorio dell' intera Lombardia». Masseroli parte lanciando tre idee. La prima è quella di una città multicentrica, con un progetto di 10 Epicentri dove si concentrino servizi e accessibilità. La seconda è quella di una «mobilità urbana tangenziale e trasversale, che consenta alla città di avere uno scorrimento veloce o lento a seconda delle caratteristiche e delle necessità del luogo». Idea numero tre è quella dei polmoni verdi, sei, che verranno collegati tra loro da un percorso ad anello pedo-ciclabile di 80 chilometri. Nel frattempo, dai primi dati raccolti fra luglio e ottobre (nei primi incontri, con alcuni workshop, con le mail che vengono raccolte dall' assessorato) emerge che le richieste maggiori riguardano il tema della mobilità, in particolare con la richiesta di limitare il traffico, di connettere la mobilità urbana con quella interurbana, di collegare meglio Linate, Malpensa e Orio al Serio.

Soglio Elisabetta


La Repubblica
14-11-07, pagina 8, sezione MILANO
L' assessore Boni: proposta bipartisan. Pd favorevole: è ciò che chiedevamo
Regione, per l' Expo legge urbanistica speciale
ANDREA MONTANARI


La Lombardia è pronta a una legge urbanistica speciale e bipartisan per Milano e l' Expo 2015. Il progetto è dell' assessore lombardo all' Urbanistica leghista Davide Boni, che ha deciso di ritirare le sue contestatissime proposte di modifica alla legge 12, che avrebbero concesso solo alla giunta di Palazzo Marino (e non al consiglio comunale) poteri in materia urbanistica. «Ritirerò le modifiche - spiega Boni - perché penso sia più utile che Milano abbia quei poteri solo se batterà Smirne e organizzerà l' esposizione del 2015». La proposta sarà formalizzata nel corso della prossima riunione della commissione regionale Territorio. Il Partito democratico condivide la scelta del Pirellone: «Prendo atto con piacere - puntualizza il consigliere regionale Franco Mirabelli - del fatto che sia stata accolta una nostra proposta. Non solo garantiremo il nostro appoggio, ma ci impegneremo per dare a questa legge una corsia preferenziale». L' assessore Davide Boni conferma anche gli emendamenti alla legge urbanistica che attribuiscono ai comuni la facoltà di prevedere, attraverso i piani generali del territorio, «espansioni insediative nel territorio dei parchi regionali». I Verdi protestano. «Ora è ufficiale - denunciano i consiglieri regionali Carlo Monguzzi e Marcello Saponaro - Sui parchi lombardi rischia di abbattersi una gigantesca colata di cemento. A farne le spese per primo sarà il parco Sud, il polmone verde dei milanesi, che fino ad oggi è stato l' unico argine alla cementificazione che invece è calata sul nord Milano». La norma, infatti, prevede che in caso di contrarietà dell' ente parco ai progetti edilizi dei comuni sarà la Regione a intervenire modificando autonomamente il piano territoriale di coordinamento del territorio del parco regionale con procedure accelerate. L' assessore si difende: «Faremo solo i mediatori per evitare che i continui conflitti di competenza tra i parchi e i comuni finiscano per bloccare ogni attività. Non ci sarà alcuna cementificazione».


Sezione: opere pubbliche - Pagina: 005
(15 novembre, 2007) - Corriere della Sera
L' accusa L' Unione contesta l' assessore Simini: mai partiti i cantieri per la Città delle culture e gli spazi del Piccolo
«Opere pubbliche, fermi lavori per 150 milioni»



L' opposizione attacca la giunta: «Troppe opere pubbliche al palo». Colpa della «frammentazione di competenze», delle «lungaggini burocratiche», della «carenza di personale tecnico». L' accusa arriva dal centrosinistra dopo la commissione Lavori pubblici, dove l' assessore Bruno Simini ha appena tratteggiato le linee generali del Piano per il 2008 e distribuito ai consiglieri l' elenco delle priorità del 2007. «Siamo qui a parlare del 2008 - ha incalzato Marco Cormio dell' Ulivo -, ma scorrendo gli elenchi del 2005 e del 2006 risultano ancora numerose opere finanziate e mai appaltate. Non vorremmo trovarci di nuovo di fronte a un libro dei sogni». Per il consigliere ulivista sarebbero fermi lavori per almeno 150 milioni di euro, «considerati prioritari dalla giunta eppure mai avviati». Si va dalla Città delle Culture sull' area ex Ansaldo (un' opera da 60 milioni di euro con progetto definivo approvato) alla riqualificazione degli spazi del Piccolo Teatro di via Rovello per quasi 4 milioni. Non sono ancora andati in gara, segnala inoltre Cormio, gli interventi per la sistemazione e valorizzazione del Parco di Baravalle, così come quelli relativi al nuovo Parco blu e al laboratorio di quartiere di Renzo Piano a Ponte Lambro. E l' elenco continua con i lavori per l' ampliamento del cimitero di Chiaravalle, con i progetti per le nuove materne nelle ex aree dismesse Rubattino e Om. In lista d' attesa anche la ricostruzione dell' asilo bruciato di via Brivio, il rifacimento degli impianti meccanici del Museo della Scienza e della Tecnica, per 5 milioni di euro, il progetto di riqualificazione di piazzale Gambara. «Si potrebbe continuare a lungo - rincara Cormio -. Ma il problema è capire che cosa sta succedendo. Sono cambiate le priorità della giunta? Chi l' ha deciso?». L' assessore ai Lavori pubblici, Bruno Simini, spiega in commissione che in alcuni casi le priorità possono essere effettivamente cambiate e che si riserverà di verificare caso per caso. Ma all' opposizione non basta. «Vogliamo un quadro almeno semestrale dello stato delle opere decise - afferma Vladimiro Merlin del Prc -. A che punto sono? Quali problemi incontrano? Simini in commissione è stato molto evasivo. Non significa nulla, ad esempio, dire che per determinate opere si è avviato il progetto definitivo se poi non si arriva ai cantieri». L' incertezza pesa anche sulle opere legate al traffico e ai trasporti, priorità delle priorità. «Quando verrà finanziato il secondo lotto della Paullese, quello che arriva in Santa Giulia?», domanda Cormio. Via via fino al caso clamoroso della linea 4: «Nel maggio 2006 è stato pubblicato il bando di gara per l' assegnazione della progettazione della quarta linea della metropolitana - ricorda il consigliere dell' Ulivo -. L' aggiudicazione non è ancora avvenuta e stiamo parlando di un' opera strategica e di centinaia di milioni di finanziamenti fermi». Cormio non ha dubbi: «La struttura non funziona - sostiene -. Ci sono troppi passaggi da un settore all' altro con inevitabili intoppi. Poi c' è il vaglio della segreteria generale. Ma non sarebbe meglio pensare a una conferenza dei servizi?». Infine la questione del personale. Il centrosinistra cita l' esempio dell' edilizia scolastica: 24 tecnici devono occuparsi di 550 edifici. «Un po' pochi, no?». * * * Urbanistica Sull' area dell' ex Ansaldo dovrebbe sorgere la Città delle Culture, un' opera da 60 milioni già approvata definitivamente * * * Trasporti Nel maggio 2006 è stato pubblicato il bando di gara per il progetto della M4, ma l' incarico non è stato ancora affidato

Verga Rossella



La Repubblica
16-11-07, pagina 9, sezione MILANO
L' iniziativa/Sei edifici potranno ospitare 1000 studenti
Il Comune cede a Poli e Bicocca strutture per case
GIUSEPPINA PIANO


Come elementari o medie sono inutilizzate da anni. Ma adesso potranno servire almeno per rispondere alla fame nera di alloggi delle matricole. Il Comune cede a Politecnico e Bicocca sei scuole, per farne altrettanti residence universitari capaci di ospitare 1.133 studenti. Iniziativa per tamponare il problema delle matricole fuori sede, stritolate da un mercato degli affitti carissimo, oltre che spesso in nero per le stanze o gli appartamenti ammobiliati. Problema di cui si parla da anni senza che si riesca, con circa 40mila universitari milanesi in arrivo da altre regioni, trovare una soluzione. Ora il piano-residence universitari comunale, che dovrebbe essere approvato già oggi dalla giunta di Letizia Moratti. è nato da un accordo tra Palazzo Marino e due atenei, Bicocca e Politecnico appunto, con cui il Comune firmerà un protocollo. Cedendo per trent' anni in uso gratuito le sei scuole, che poi spetterà alle università ristrutturare completamente per trasformarle in residence. Al Politecnico finisce un' ex scuola in via Maggianico (potrà ospitare 228 posti letto), in via Einstein (anche qui 228 posti), in via Novale (240). Alla Bicocca un ex istituto di via Comasina (153 posti letto), di via Bernardino da Novate (143), di via Demostene (141). Residence per oltre 1.100 studenti, dunque. E prezzi per loro popolari, evidentemente, visto che regista dell' operazione saranno poi gli atenei. Un «ulteriore tassello», dice l' assessore all' Urbanistica Carlo Masseroli, «del nostro impegno per rispondere al bisogno di casa degli studenti universitari. Ma anche un intervento segno della partnership stretta che stiamo cercando con le università». Comune e atenei tra l' altro, si legge nella delibera comunale, si impegnano anche a creare insieme in uno dei futuri residence «un' Agenzia per l' accoglienza», che dovrà aiutare tutti gli studenti milanesi nella ricerca di una casa da fuori sede. Ma anche a «destinare risorse per gli studenti più meritevoli». Risorse che, però, non sono ancora quantificate.


La Repubblica
16-11-07, pagina 13, sezione MILANO
La villa dei misteri
Teatro di omicidi, residenza del governatore, famosa per l' acustica: Villa Simonetta in un libro e in una mostra
GIAN PAOLO SERINO


Un governatore illuminato nella Milano cinquecentesca di Carlo V, una nobildonna che faceva strangolare i suoi giovani amanti, una banda che trasformava le feste in festini lussuriosi. Misteri e leggende popolari avvolgono Villa Simonetta, la dimora rinascimentale di via Stilicone a cui la Biblioteca Nazionale Braidense dedica la mostra Milano 1549: L' inventione delle cose meravigliose. Un' esposizione che raccoglie disegni, incisioni, documenti e fotografie che lo storico Nicola Soldini ha trovato nell' archivio della biblioteca per ricostruire gli anni di Ferrante Gonzaga, governatore di Milano tra il 1546 e il 1555, fratello del duca di Mantova Federico e figlio di Isabella d' Este. La mostra, aperta sino al 24 novembre, evidenzia come Ferrante Gonzaga, di cui quest' anno ricorre il quinto centenario della nascita, sia stato un governatore illuminato, a dispetto dei luoghi comuni che descrivono come un periodo buio gli anni della dominazione spagnola a Milano. Proprio partendo da Villa Simonetta, eletta a suo reggia, il governatore trasformò la città in un principato. Parola d' ordine: "fare ornamento alla città et piazza". In quei dieci anni fu tutto un fiorire di allestimenti teatrali, giochi carnevaleschi e iniziative editoriali. Ma non solo: Gonzaga riorganizzò Piazza Duomo (inalterata fino all' Ottocento) e avviò la costruzione delle nuove mula, dette appunto spagnole, la più grande fortificazione militare del Cinquecento in Italia, per controllare i dazi e per evitare il diffondersi delle epidemie. E alle "cose meravigliose" volute da Ferrante Gonzaga è dedicato anche il libro Nec spe nec metu (Né con speranza né con timore, il motto che ancor oggi campeggia sui piedistalli di Villa Simonetta) scritto da Nicola Soldini e pubblicato da Olschki, che descrive "architettura e corte" nella Milano di Carlo V. Mostra e volume sono anche l' occasione per ripercorrere aneddoti e leggende legate a Villa Simonetta, oggi sede dell' Accademia Internazionale di Musica, frequentata dai milanesi durante i concerti estivi ma la cui storia è poco conosciuta. Vanta un passato a dir poco rocambolesco. Costruita alla fine del XV secolo dal cancelliere di Ludovico il Moro, Gualtiero da Bascapé, dopo Ferrante Gonzaga venne ereditata dalla famiglia Simonetta diventando luogo di feste e, secondo la leggenda, di omicidi. Si racconta che la nobildonna Clelia Simonetta si divertisse a far strangolare i propri amanti dopo notti d' amore e passione. Poi il lento degrado: nel 1820 venne ribattezzata "Villa dei balabiott", perché Baron Bontemp, capo della celebre "Compagnia della Teppa", ne aveva fatto il principale teatro dei gozzovigli della banda. Una "teppa" che Francesco Angiolini nel suo Vocabolario Milanese-Italiano del 1897 definisce: "Una compagnia di giovinastri, prepotenti e crudeli che fanno il male per amore del male e per smania di sbevazzare". Quasi tutti di ottima famiglia si riunivano nelle gallerie sotto il Castello Sforzesco - umide e piene di muschio, detto in lombardo "tèpa" (da qui il termine teppa). I loro scherzi, però, degeneravano sempre in violenza tanto da essere descritti dallo scrittore Giuseppe Rovani come dei "teppisti" nel suo celebre romanzo Cento anni. Proprio a Villa Simonetta la "teppa" dava feste che finivano regolarmente in orge da "balabiott" (che significa letteralmente "ballar nudi" e in senso figurato "essere matti"). Ma dopo un anno una serata mise fine ai loro piaceri. Quelli della "teppa" avevano invitato molte fanciulle di buona famiglia, in cerca di un buon partito: se non che al posto degli scapoli ricchi e di classe che avevano promesso, i "balabiott" avevano fatto venire nani, gobbi e deformi, reclutati tra le zone più malfamate, convincendoli che le ragazze fossero "abili professioniste". Non finì molto bene: a sediate e coltellate. Tanto che sessanta componenti della Compagnia della Teppa vennero arrestati: i raccomandati mandati in esilio, gli altri obbligati ad arruolarsi nell' esercito asburgico. Nel 1836 Villa Simonetta venne convertita in asilo per i colerosi e in seguito subì varie trasformazioni: fabbrica di candele, officina meccanica, osteria, falegnameria e caserma. La villa ha goduto di molta celebrità anche grazie alla sua acustica: sotto il colonnato del pianterreno, si dice che un' eco incredibile fosse capace di ripetere fino a trenta volte la parola "amore". La leggenda popolare vuole che il prodigio fosse prodotto dai lamenti delle vittime della nobildonna Clelia e ancora oggi tra gli studenti dell' Accademia di Musica si vocifera che nella sala 18 si aggiri un fantasma. Lo stesso Stendhal, giunto in villa durante il suo soggiorno a Milano nel 1816, testimoniò di aver sentito risuonare cinquanta volte un colpo partito dalla propria pistola. Ma il bombardamento del 1943 distrusse la villa, poi restaurata, e con essa anche l' eco di questa villa dei misteri.

 

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