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Proposte per il premio volumetrico concorsi

Dal 12.02.2013 al 15.03.2013

Martedì 5 febbraio all'Ordine un bel dibattito dedicato alle regole del Premio volumetrico per chi fa concorsi a Milano, voluto dal Piano delle Regole del PGT. Alcune proposte emerse

Martedì 5 febbraio si è tenuto presso il nostro Ordine un partecipato dibattito dedicato all’art. 11.15 del Piano delle Regole del PGT riguardante il ‘Premio volumetrico per i concorsi a Milano’, organizzato da IN/ARCH Lombardia e Ordine degli Architetti di Milano.

Le modalità di applicazione dell'incentivo volumetrico, fino al 7% della capacità edificatoria, assegnato agli operatori che intendono realizzare i propri interventi scegliendo il progetto attraverso un concorso di architettura, sarà regolato attraverso il Regolamento Edilizio, in corso di stesura.

Numerosi gli interventi previsti e acceso il dibattico con il pubblico.

Gaetano Lisciandra, architetto e vice presidente di IN/ARCH Lombardia, definendo il Piano come perequativo e meritocratico, sottopone ai numerosi invitati al tavolo un certo numero di questioni e temi preparate per l’occasione.

i temi principali:

  1. La forma concorso: libera e aperta, selezione, estrazione, inviti, anonimo, a numero chiuso etc

  2. Chi sceglie i candidati

  3. Giuria e sua composizione: presente la Commissione del Paesaggio?

  4. Regole di relazione successiva al concorso tra Vincitore/Promotore

  5. Grado di approfondimento del livello di progettazione e modularità del premio volumetrico

 

Marco Engel, vice presidente del nostro Ordine, ricorda che la discussione è organizzata con lo scopo di produrre indicazioni che il Comune possa utilizzare per la stesura del Regolamento e che una prima sintesi delle proposte sarà tratta alla fine della serata.

Angelo Lunati di onesitestudio, definisce il progetto -quando riuscito- un ‘desiderio condiviso’ tra progettista e committente. Un desiderio che comporta dei rischi, che dovrebbero essere corsi simmetricamente, affinchè il progetto rimanga protagonista dell’operazione.

Bene dunque per i concorsi, che a prescindere dalla premialità in gioco, sono indice di qualità, proprio perchè espressione di quel desiderio.  

Gaetano Lisciandra chiede ad Alessandro Pasquarelli, amministratore di Euromilano e promotore dei concorsi sull’area di Cascina Merlata se rifarebbe l’esperienza del concorso sull’area, e se la reputa positiva.

La risposta è netta: i concorsi sono serviti e il farli ha affinato gli obbiettivi.

Come operatore, chiede di avere regole condivise ma gestione totalmente privata.

In questo senso, per lui non sarebbe necessaria neanche la premialità volumetrica. Perchè i concorsi servono per lavorare in un quadro chiaro.

Suddividerebbe i diversi livelli di concorso secondo fasce di età, e il premio dovrebbe consistere nel progetto, almeno fino al permesso di costruire.

La causa prima dei concorsi sono innovazione e qualità, il premio volumetrico è un effetto finale, ribadisce, non necessario.

Ma non accetterebbe una giuria imposta: ‘a casa mia scelgo io’, anche se ritiene ragionevole che della giuria facciano parte anche Tecnici Comunali o delegati dall’Ordine.

Patricia Viel, dello studio Antonio Citterio Patricia Viel & partners, racconta di una ricca esperienza di concorsi della studio, soprattutto all’estero. Cita i precisi regolamenti del Ministero delle Infrastrutture tedesco, che insieme a inglesi e amercani è fra i più puntuali.

Concorda nel considerare il vero premio dei concorsi la qualità che ne deriva, dato che la capacità volumetrica spesso non è un problema – come nel caso di Cascina Merlata.

Il progetto è un segmento del processo di trasformazione cui appartengono scale diverse di azione, in cui la pianificazione comunale deve dare i parametri rispetto ai quali il singolo candidato partecipante al concorso  attraverso il proprio progetto può scegliere se sottoscriverne o meno le previsioni, in funzione del programma proposto, che deve essere altrettanto chiaro.

Il tipo di concorso deve dipendere dalla complessità del programma, e deve dare accesso a chi ancora non ha rapporti con la committenza, quali i giovani studi, cui va dato un rimborso spese perchè possano partecipare.

La giuria deve essere composta da pochi membri: per l’Amministrazione sarà sufficiente un politico e un tecnico, 2 componenti a scelta del promotore e qualche esperto, per un massimo di 7/8 membri.

Sottolinea poi come i concorsi sono per lo più a inviti o comunque a numero chiuso, coi partecipanti talvolta scelti attraverso sorteggio.

Il tutto in un quadro normativo e legale preciso, cosa che in Italia non si verifica quasi mai.

Aldo Mazzocco, amministratore delegato di Beni Stabili, oltre che presidente di Assoimmobiliare, afferma di non conoscere i concorsi ma conosce bene la condizione presente del mercato immobiliare, profondamente mutata negli ultimi due anni. Solo grazie ai rallentamenti burocratici non ci trovamo come in Spagna, dove la bolla immobiliare ha lasciato una quantità folle di invenduto.

Il futuro, afferma, è nel recupero dell’esistente, e forse anche per questo tende a desacralizzare il concorso. 

Comunque sopra ad una certa dimensione, a suo avviso, un concorso internazionale dovrebbe essere obbligatorio.

Sotto tale dimensione potrebbero invece esserci 10 partecipanti, dei quali metà giovani, e visto che il 7% di premio per il committente ha un valore economico, è bene che i concorrenti e abbiano un rimborso spese. 

Basta con i 5 invitati famosi: dai giovani vengono frequentemente le migliori prove.

La giuria dovrebbe essere composta da 5 membri, dei quali 2 di chiara fama.

Solo una volta concluso il concorso dovrebbe iniziare il confronto con la Pubblica Amministrazione, secondo un dialogo di pari dignità, che guarda alle regole e non alle forme proposte.

Raffaello Cecchi, docente e professionista, vede una potenzialità progettuale enorme, ma anche una generale fuga dalle responsabilità. Per questo appare necessario:

  • un Responsabile del Procedimento

  • un documento preliminare chiaro a cura dell’Operatore

  • linee guida altrettanto chiere a cura dell’Amministrazione

solo così il concorso potrà essere uno strumento agile, poichè strutturato. È necessario avere domande precise e un concept cui corrispondere perchè il risultato sia efficace.

Per Claudio De Albertis, presidente ANCE Assimpredil, il concorso serve a rendere la committenza più consapevole, colta ed attrezzata e ai professionisti per migliorare la qualità del proprio lavoro.

Visto che per entrambi è un costo, deve essere chiaro l’oggetto del concorso, ovvero si deve partire da un preliminare che potrebbe essere già giudicato preventivamente dalla Commissione Comunale per il Paesaggio. 

Il ruolo della Pubblica Amministrazione dovrebbe essere quello di monitorare i processi, garantire un controllo di trasparenza, più che fornire linee guida alla progettazione.

Il concorso se premiale deve essere aperto. Il problema che ne deriva è la gestione di un numero potenzialmente molto grande di partecipanti.

La composizione della giuria, se il concorso ha queste premesse –premiale e di concept- non desta preoccupazioni: è la fase successiva, quella che porta all’ottenimento dei titoli abilitativi, che è necessario per l’operatore poter controllare maggiormente. Per questo è necessario un iter procedurale il più semplice possibile.

Dal pubblico alcuni interventi prima dio passare la parola all’Assessore.

Francesco Spadaro, estensore per il gruppo consiliare del Partito radicale della proposta che ha portato all’introduzione del premio volumetrico, ricorda che non si è trattato di un emendamento passato in extremis, ma di una condizione a priori per il voto favorevole al Piano da parte del gruppo.

Da parte sua, immagina gare senza filtri di fatturato, inviti o limiti età.

La giuria dev’essere in maggioranza espressa dal committente.

Il concorso dovrebbe svolgersi in 2 fasi, accompagnate da un Responsabile unico del Procedimento che si confronta ad ogni passaggio con l’amministrazione.

Altri pongono un quesito sulla cumulabilità del premio nel caso si intenda accedere anche alle premialità connesse al risparmio nel consumo di energia.

Claudio Fazzini chiede se la qualità di cui si parla si deve intendere qualità pubblica e quindi riferita solo al rapporto tra i fabbricati e lo spazio pubblico o possa riguardare anche altri fattori: l’impianto tipologico, la distribuzione, le tecnologie costruttive, ecc. Inoltre sottolinea la necessità di una turnazione tra professionisti.

L’arch. Brusatti sottolinea la priorità di intervento verso il patrimonio esistente, riguardo cui chiede maggior premialità. Chiede che la qualità della giuria non sia legata ai docenti del Politecnico, e che vi sia un buon equilibrio tra linee urbanistriche generali e progetto, senza dimenticare l’apporto degli artisti, non solo nelle opere pubbliche.

Fulvio Monti sottolinea come l’incremento del 7% di slp sia trascurabile per gli interventi di piccole dimensioni, mentre su interventi soprattutto sull’esistente potrebbe essere maggiore. Inoltre chiede un vincolo affinchè per i grandi masterplan la progettazione dei singoli edifici non sia affidata ad un solo professionista.

L’assessore Ada Lucia De Cesaris propone di isolare i diversi temi della discussione.

Nelle prime stesure il PGT prevedeva che tutte le nuove costruzioni fossero realizzate in classe energetica A: prescrizione tuttavia non compatibile con la normativa nazionale e quindi convertita nell’assegnazione di un incentivo volumetrico.

Non pare possibile assegnare un percorso procedurale speciale ai progetti esito di concorsi, ma può esserci sicuramente una maggiore attenzione alla quale invitare gli organismi di valutazione.

È un fatto che all’interno di procedimenti di competizione, la comunicazione tra opertore e amministratore diventa meno conflittuale.

La semplificazione e la modularità devono essere i principi della norma, e i concorsi servono anche per indirizzare l’applicazione della norma al raggiungimento di risultati innovativi.

Il concorso ha poi come regole il contesto territoriale e le disposizioni normative del Piano, oltre che la disciplina propriamente edilizia.

Trattandosi poi di concorsi privati, è importante il controllo: ovvero quanto proposto deve essere sempre valutabile in relazione alla normativa, e per questo pare inopportuno che funzionari pubblici partecipino ai lavori della giuria.

La partecipazione al concorso, infine, deve essere ampia, favorendo la presenza di stranieri oltre che di giovani professionisti. 

Quanto all’organizzazione del concorso la soluzione migliore le sembra quella in due fasi, come per il recente Concorso del Vigorelli, i cui esiti appaiono al momento soddisfacenti.

In conclusione Cecilia Bolognesi ricorda come in Italia operino oltre 350.000 progettisti, tra architetti e ingegneri, a fronte di 193 milioni di investimento del comparto pubblico, a confronto con la Francia dove 14.000 professionisti si esercitano su 1.400 milioni di Euro di investimento.

Ricorda anche i procedimenti virtuosi di Siviglia e i piani di sviluppo aperti, e di Berlino, dove l’operatore programma con l’amministrazione e successivamente sviluppa il masterplan, sul quale poi bandire i concorsi.

Il buon bando vede per il progettista, un rimborso e la sicurezza di un incarico, mentre per l’impresa la gestione dell’esecutivo.

Paolo Mazzoleni sottolinea l’intento operativo di questo incontro, e traccia un primo elenco di questioni da considerare nella redazione dell’articolo del nuovo Regolamento Edilizio:

  • il valore della premialità sembrerebbe non essere determinante.

  • la definizione della qualità deve essere espressa riguardo i diversi elementi del processo: organizzazione, trasparenza e percorso;

  • la regolazione del rapporto committente progettista deve seguire tale processo ed il rimborso in questo senso sembra auspicabile.

  • il DPP (documento preliminare della progettazione) deve essere chiaro e condiviso con l’amministrazione.

  • la composizione della giuria non sembra dover essere necessariamente condivisa fra operatore e Amministrazione.

Francesco De Agostini

 

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