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EXPO Hannover 2000: ovvero fare di un Expo una Fiera non significa fare di una Fiera un Expo

Dal 10.03.2009 al 10.03.2010

Prosegue, con la serata di lunedì 9 marzo dedicata all’EXPO di Hannover, la serie di incontri dedicati alle occasioni del passato per immaginare il futuro: il post EXPO 2015 di Milano.

Prosegue, con la serata di lunedì 9 marzo dedicata all’EXPO di Hannover,  la serie di incontri dedicati alle occasioni del passato per immaginare il futuro: il post EXPO 2015 di Milano.

Andrea Kerbaker, ha esordito ricordando i prossimi incontri che si concluderanno con la mostra e il dibattito finale in Triennale il 3 giugno.

Pierluigi Panza, del Corriere della Sera, ha presentato gli ospiti ed il tema della serata, ricordando che l' Expo di Hannover, dedicata a 'Umanità Natura Tecnologia', è stata la prima ad essere autorizzata dal "Bureau International des Expositions" nell’utilizzo di edifici esistenti, in specie la struttura della Fiera del ’46.

Ha quindi introdotto l’intervento del vicesindaco di Hannover Hans Mönninghoff.
La continuità amministrativa di Hannover è ben illustrata dal vicesindaco. 
Definisce infatti l’attuale amministrazione, di cui fa parte in qualità di tecnico per l’ambiente dal 1986, "maggioranza conservativa" pur essendo composta da una compagine socialdemocratica per il 40% e verde 14%.
Non è un dettaglio, se pensiamo che il concorso per il Masterplan è del ’92 e che è stato accompagnato da un referendum tra la popolazione che, per il risicato risultato, 51,5% favorevoli e 48,5% contrari, ha spinto l’amministrazione a cercare consenso attraverso un programma di sostenibilità per l’intera città.

I numeri sono importanti:  1,8 miliardi di Euro il costo di gestione, 4,8 miliardi spesi per le infrastrutture di cui 76 milioni stanziati dal Comune. Tre i punti sostanziali dell’intervento:
-    Città giardino concepita attraverso 76 interventi limitrofi al centro urbano e dedicati allo svago
-    Costruzione del quartiere ecologico Kronsberg composto da 3.000 unità e connotato da alto grado di progettazione ecosostenibile
-    Massiccio intervento sulle infrastrutture e sistemi di trasporto: ovvero su aeroporto, stazione ferroviaria, 260km di nuove tratte, 144 nuovi treni urbani oltre che strade.

I risultati sono definiti positivi: un significativo miglioramento ambientale dovuto alla qualità del trasporto pubblico e un 44% di aumento del traffico turistico tra il 1999 e il 2007.

Per quanto riguarda l’organizzazione dell’area Expo, essa è composta da 3 aree per complessivi 144 ettari di estensione:

-   100 ettari sono l’esistente area della fiera, la più grande d’Europa ed oggi in deficit proprio per questa eccessiva estensione.
Importante sottolineare che in occasione dell’Expo decise di non fare fiere per il periodo coincidente, cosa che Milano a sua detta non intende fare e che proprio per questo sembra giustificare l’estensione dell’area di nuova realizzazione

-    14 ettari per la nuova Piazza posta a cerniera con il Parco commerciale. Attorno ad essa sono stati costruiti gli edifici poi conservati, composti da strutture per uffici ed università per circa 6.500 presenze, oltre alla struttura per eventi da 12.000 posti

-    28 ettari di nuovo parco commerciale con i nuovi 26 padiglioni nazionali, di cui 10 ancora esistenti e 5 utilizzati

-    Il tutto circondato da circa 35.000 posti auto

Altro intervento importante è l'Expo-quartiere di Kronsberg, costituito da nuove costruzioni residenziali per 3.000 abitanti esemplari dal punto di vista ecologico, collocate in area attigua all'Expo. Costruzioni a basso consumo energetico, raccolta di acqua piovana, piccole reti di teleriscaldamento, 2 impianti eolici per la produzione di energia, per un complessivo abbattimento del 75% del CO2 rispetto a costruzioni convenzionali.

A seguire Michele Arnaboldi presenta il piano di cui è risultato estensore a seguito di un concorso ad inviti bandito nel ’92.
Descrive  le caratteristiche della regione che ne hanno guidato i principi progettuali: edifici in mattoni e numerosi parchi disegnati molto presenti nella vita della regione.
Il sito della Fiera così come gli appariva nel ’92 viene illustrato come un area senza confine e piuttosto disordinata, circondata da parcheggi per ben 60.000 (!) posti auto.
Essa appariva insomma come un area senza limite e in costante cambiamento, una sorta di cantiere continuo.
Vi era poi l’area di Kronsberg, dove, nelle previsioni iniziali, l’intervento residenziale doveva essere per 40.000 abitanti –più del doppio di quanto poi realizzato- e caratterizzato dal disegno del parco a mo' di cresta della collina alta 60 metri, a costituire  l’emergenza ambientale dell’area rispetto al suo intorno pianeggiante.

Nel ’94 si è proceduto alla stesura del Masterplan, in cui si sono modificate le superfici interessate all’intervento e dove la cittadella disegnata precedentemente veniva meno.
Ad essa si sostituiva un disegno in cui gli spazi pubblici avrebbero dovuto dare la regola alla distribuzione dei padiglioni nazionali, che non dialogano fra loro per intrinseche ragioni di coordinamento non solo amministrativo e di cui quindi non si può avere un controllo formale.
Ciò che rimane oggi del disegno previsto, è ancora la vaghezza di definizione dei suoi limiti.
Nell’operazione compiuta tuttavia riconosce come aspetto positivo l’ottimizzazione delle infrastrutture; come criticità forse il controllo delle dimensioni.
Un monito, questo, che l’architetto rilancia sulle future edizioni.

A quest’intervento è seguita quindi la proiezione della campagna fotografica compiuta da Claudio Gobbi sull’area della piazza e soprattutto dei padiglioni nazionali rimasti. Il risultato è indubbiamente piuttosto duro.

Di questo paesaggio risente senz'altro l’intervento di Pierluigi Nicolin, che gli ha ricordato le foto di Basilico sulle aree dismesse di Milano. Il suo intervento è "un esercizio di immaginazione per svincolarsi dal modello Fiera", la cui rappresentazione fotografica rappresenta una sorta di terrificante destino.
Nicolin immagina tre scenari possibili:

-    Salone del Mobile: Expo e Fuori Expo. Il salone, ovvero come si sa fa per una settimana della città uno spettacolare luogo di incontro. Il centro è paradossalmente fuori (salone),  imprendibile per la sua ricchezza e autoproduzione
-    Expo come fatto a scala nazionale: Milano come Aeroporto per un viaggio enogastronomico verso sud, nel solco del tradizionale 'viaggio in Italia'
-    Expo come spazio sensoriale: modello esperienziale. Meno architettura si fa e meglio è, nel senso di rendere immateriale l’esposizione e per sinestesia coinvolgere tutti i sensi, sotto l’egida di  più tecnologia meno spazio eroso.

Panza quindi apre agli interventi del pubblico, tra cui quello già programmato dell’architetto Margherita Lusvardi,  che fu architetto di contatto locale per la realizzazione del padiglione italiano. Esperienza difficile, essendoci voluto 1 anno per le approvazioni, giunte a febbraio 2000, e soli 3 mesi per la costruzione. Singolare il fatto che pur essendo stato regalato alla città di Bari per la Fiera del Levante, questa ha declinato l’offerta per le eccessive spese di rimontaggio.

È quindi intervenuto il prof. Battisti che, riprendendo il filo della proposta già formulata in occasione della scorsa presentazione di Expo Lisbona, corroborato dalle immagini proiettate oggi di Hannover, vede l’urgenza di ribaltare la formula prospettata per Milano, le cui conseguenze sarebbero nefaste.
La realizzazione nelle emergenze di eccellenza della città di interventi ecosostenibili  è l’opportunità per costituire l’armatura della città metropolitana. Per questo sposa il terzo scenario proposto da Nicolin, ovvero offrire al visitatore un soggiorno qualitativamente sostenibile, nello sviluppo del suo itinerare.

Paolo Favole chiede invece ragione del problema delle affluenze,  immaginate straordinarie anche per Hannover, spesso utilizzate per giustificare dimensionamenti speculativi.

La replica di Hans Mönninghoff è netta: non si rende giustizia all’Expo di Hannover mostrando i 4 ruderi rimasti.
I risultati infrastrutturali sono evidenti sulla qualità di tutta la città.
Tuttavia la visita anche ad altri siti che hanno ospitato Expo dà voce ad aspetti comuni di cui bisogna tener conto per le edizioni future.

Non ultima la stima delle visite, utilizzata certamente a legittimare l’operazione. Nel caso di Hannover su 35 milioni di visite stimate, si è arrivati a 16 milioni reali.
Numeri di questo tipo rendono a suo dire necessaria  una struttura centralizzata, essendo impossibile mantenere il controllo di 120.000 presenze medie giornaliere con operazioni di decentramento diffuso su tutta la città.
Infine spiega che i padiglioni non sono i protagonisti dell’Expo:  il padiglione africano, per esempio, era un involucro anonimo il cui allestimento interno invece lo ha reso straordinario quanto non documentabile nella campagna fotografica oggi rappresentata.

Le conclusioni di Franco Raggi sono tese a sottolineare la grande capacità organizzativa di Expo Hannover, che ha lasciato alla città notevoli opere infrastrutturali e ha gestito l'intera operazione facendo, 8 anni prima, un concorso internazionale per il masterplan oltre che un referendum popolare.
'Mentre da noi a 6 anni dall'apertura... nulla: abbiamo ancora la brochure fatta per aggiudicarsi l'EXPO pensata vagamente in un'area agricola di noti Developer.'

Sottolinea come vi sia un aspetto anacronistico delle Expo, strumenti inventati un secolo fa quando il sapere e l'informazione, le merci e le relazioni viaggiavano in modo diverso.
La domanda oggi è: Quale Expo, per chi e per cosa e quale è la funzione della architettura in questa operazione mediatica?
Secondo Raggi l'architettura è uno strumento obsoleto e spuntato che sollecita virtuosismi e bizzarrie per colpire l'immaginario, lasciando poi sul campo rovine patetiche di un luna park dell'assurdo.

Appunto i resti di queste imbarazzanti "olimpiadi della architettura" che le foto di Gobbi ad Hannover hanno impietosamente mostrato.
Da qui bisogna partire per inventare un diverso modello di Expo, un modello "leggero" che usi strutture esistenti, promuova il restauro di aree abbandonate, e se deve costruire lo faccia con l'animo neutrale della scatola leggera facilmente montabile e smontabile, oppure riutilizzabile.
Purtroppo il modello finora suggerito a Milano è quello trionfalistico delle torri, dei padiglioni roboanti e del nuovo quartiere fieristico.

Prossimo appuntamento dunque per venerdì 27 marzo per Expo Siviglia 1992 con Gae Aulenti, Augusto Cagnardi ed Enrique Soler.

Modera Giangiacomo Schiavi, campagna fotografica di Claudio Sabatino


Francesco de Agostini

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