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EXPO Suisse 2002: Artplage e reversibilità

Dal 28.04.2009 al 19.05.2010

Quarta ed ultima puntata delle serate promosse dal nostro Ordine “di Expo in Expo”, dedicate alle sorti successive l’evento dei siti di diverse Esposizioni Internazionali in città Europee

Dopo Lisbona, Hannover e Siviglia la rassegna affronta la Svizzera, quarta ed ultima puntata delle serate promosse dal nostro Ordine “di Expo in Expo”, concentrate sulle sorti successive l’evento dei siti di diverse Esposizioni Internazionali in città Europee, oggi dedicata alla Esposizione nazionale Svizzera del 2002.

Il presidente Daniela Volpi, introducendo la serata, ricorda quanto lo stato di avanzamento lavori di Expo Milano 2015 non sia nei fatti ancora un progetto sul territorio, trovandoci ancora ad un livello di elaborazione, per quanto ci è noto per altro solo dalle cronache sui quotidiani, corrispondente a quanto contenuto nel dossier di marzo dell’anno scorso. 
Ma di più, l’inattualità del modello Expo/ BIE a confronto con l’impostazione dell’ Esposizione Svizzera forse potrà far nascere spunti utili per il 2015, soprattutto guardando gli anni successivi all’Expo.

Andrea Bosco, giornalista di Rai 3 e moderatore della serata, propone di prendere  visione delle immagini relative lo stato attuale dei  luoghi dell’esposizione, scattate per l’occasione dal bravo Maurizio Montagna, in modo di poter ragionare sul concreto con gli altri ospiti, al di là delle macchine inventate per l’evento.

La proiezione proposta da Montagna è necessariamente premessa da alcune immagini tratte dal catalogo della esposizione del 2002. Ciò permette di apprezzare la totale differenza tra allestimento di allora e  quanto oggi visibile.

Una carrellata sulle 4 aree dedicate all’evento:

- Biel-Bienne, dedicata al tema ‘Potere e Libertà’. Allestimento di Coop Himmelb(l)au:  tre torri luminose e sonore, poste nel lago ed accessibili da una passerella a forma di ampia spirale ascendente.

- Morat, dedicata al tema ‘Istante ed eternità’. Allestimento di Jean Nouvel: una struttura cubica rivestita in Corten ossidato collocata nel mezzo del lago, senza collegamenti pedonali.

- Neuchatel, dedicata al tema ‘Natura e Artificio’. Allestimento di  Multipack: un edificio su palafitte, poi in parte conservato ed oggi utilizzato come albergo.

- Yverdon-les-Bains, ‘Io e l’Universo’, dei sempre scoppiettanti  Diller e Scofidio che si inventano una ‘nuvola’: un oggetto metallico, accessibile dalla riva attraverso delle passerelle, capace di nebulizzare l’acqua del lago producendo un effetto ‘nuvola’ affine alle brume del Giura.

Nelle foto realizzate nel mese di aprile da Maurizio Montagna l’unico elemento  che appare nei diversi luoghi a testimonianza di tali strutture, sono dei ‘Binocolini’ che inquadrano il luogo in cui erano i padiglioni nel lago. In essi in particolare  è contenuta l’immagine impressa di quanto era, come i mitici diorama/cartolina degli anni ‘60.

Le foto  mostrano il tipico pacato paesaggio dei laghi svizzeri, le attrezzature ordinate per la colazione al sacco e i prati distesi; nulla che renda riconoscibile il passaggio dell’Esposizione.

Michele Arnaboldi, che abbiamo già conosciuto come estensore del piano per l’Expo di Hannover,  in questa occasione presenta 2 suoi progetti di concorso dedicati a tale evento, non vinti.

La lettura riguardo l’ Expo Svizzera è laconica: la considera infatti un occasione persa. A suo avviso è stato il risultato di una rinuncia, più che di una scelta,  un modo per ovviare il ricorso dei Verdi, un occasione mancata per dare delle risposte strutturali alle aree coinvolte. E, come architetto, non lo convince il fatto di non avere avuto il coraggio di lasciar segno, una sorta di vuoto morale e intellettuale.

Il progetto che ci presenta per l’area di Biel, presentato allora da un gruppo di promotori alternativo per l’esposizione del 2002, è di fatto diventato, sfumata l’occasione –e soprattutto i denari- dell’Expo,  progetto di attuazione da parte della Amministrazione locale, ora in lenta realizzazione.

Bosco a conclusione del suo intervento ricorda come oggi le Mostre siano più frequentate dei Musei, a sottolineare come al pubblico piaccia di più l’evento rispetto al progetto culturale.
È vero che lo sviluppo tecnologico contemporaneo non è più comunicato da fiere come l’Expo, ma rimane comunque un pretesto per accelerare la realizzazione delle infrastrutture, delle opere e funzioni latenti.
Pensare a Italia ’90, in questo senso, con le sue ‘cattedrali nel deserto’, non è incoraggiante.

Manolo De Giorgi sottolinea invece come per la Expo svizzera il paesaggio sia una scelta, così come il non voler lasciare traccia dietro di se.
Le feste popolari sono eventi con strutture che si montano e si smontano, ed è questa la tradizione cui si è ispirata la Svizzera.
Un breve excursus sulla storia della mostra è allora utile a capire gli obiettivi che si era riproposta.

A seguito del referendum del ’92 per l’ingresso della Confederazione in Europa, 2 giovani architetti ed un giornalista inventano il neologismo  ‘Arteplage’, a sottolineare  il luogo di confine tra acqua e terra dei limiti dei laghi.

Nel ’95 viene stabilita la localizzazione definitiva della Expo sui 3 laghi e si sviluppa uno studio di fattibilità, tuttavia senza un Masterplan complessivo.

nel ’97 viene nominata alla direzione artistica dell’evento Pippilotti Rist, nota video artista svizzera, che si avvalse per l’occasione di un laboratorio che chiama  ‘Cucina delle idee’. Successivamente però verrà indotta a dimettersi.

nel ’98 vengono indetti i i concorsi per le 4 aree. Attraverso 47 dossier di candidatura, vengono scelti 16 Studi di progettazione, 4 per ogni area, che partecipano in concorso tra loro alla redazione del progetto finale.

A causa dei termini troppo restrittivi del progetto si dimettono i dirigenti dell’organizzazione,  viene nominato un manager di crisi, entra la Swach come sponsor principale alla direzione dell’evento, aggiornando di un anno l’inaugurazione dell’esposizione –dal 2001 al 2002-, e rialzando il budget da 850 a 933 milioni.

Dal pubblico, sollecitato da Bosco, interviene Andrea Kerbaker, in merito al significato di fare una Expo oggi. Essa è da intendersi come idea di sviluppo della città, non tanto un fatto architettonico, quanto di rilancio della località stessa.

A seguire Franco Raggi intravede una qualche similitudine tra la condizione di Milano oggi e l’Esposizione Svizzera, a seguito dei mutamenti congiunturali  di questo ultimo anno. Expo è allora occasione per  scegliere strategicamente tra una rappresentazione delle retoriche nazionali oppure l’ottimizzazione delle vocazioni dei luoghi che già esistono. Ma è necessario che ci venga presentato al più presto il programma delle iniziative e dei relativi concorsi.

Emilio Battisti sottolinea come questa quarta serata sia stata efficace a marcare la prospettiva per Milano 2015. L’amministrazione si nasconde dietro il regolamento del BIE per negare interventi articolati a dimensione territoriale. Ma l’uso delle risorse, in un momento di crisi, in cui non siamo certo nelle condizioni di affrontare la ‘tematica della festa’,  va condotto in senso etico, in modo che -come espresso bene da Arnaboldi- non sia uno sforzo fine a se stesso ma che abbia un ritorno per la città.
Sottolinea inoltre la necessità, oltre che del recupero di funzioni ambientali, anche di quelle socio culturali, in relazione alla condizione di ospitalità dei cittadini extracomunitari nella nostra città, ed alla sostenibilità di tale condizione.

Bosco chiude la rassegna degli interventi con qualche monito: ricorda agli architetti di pensare oltre che agli edifici anche a chi li frequenta,così come a non accanirsi con l’amministrazione che si sta impegnando.
Tuttavia, come dice Andreotti ‘a pensar male si fa peccato…’

Prossimo appuntamento il 22 maggio alle 18.30 con l’inaugurazione della Mostra in Triennale delle 5 campagne fotografiche compiute su incarico dell’Ordine,  nei siti di Hannover 2000/Claudio Gobbi, Lisbona 1998/Marco Introini, Siviglia 1992/Claudio Sabatino , Suisse 2002/Maurizio Montagna e Saragozza 2008/Gabriele Basilico .


Francesco de Agostini

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