Caricamento...

Settimana del 10 Marzo 2008

Dal 01.01.2008 al 31.12.2008

Rassegna stampa dei principali quotidiani e del sito Archiworld, relativa agli articoli di interesse per Milano e Provincia.

La storia
Dal Mundial al
Dopo 20 anni via l' ecomostro. "Rinasce Ponte Lambro"
Pronto il piano. In arrivo un campus per studenti e un parco. Sarà riqualificata l' area fluvialeIl master plan della società proprietaria dell' area e dell' albergo prevede il recupero delle due ali laterali


"Sparirà l' ecomostro di Ponte Lambro". L' assessore all' Urbanistica, Carlo Masseroli, l' ha presa ormai come una questione personale e si dice pronto "a giocarsi la faccia" sul futuro dello scheletro che da quasi 20 anni fa mostra di sé lungo la tangenziale est, tra Ponte Lambro e Monluè all' interno del Parco Sud. Così, assicura: "Abbiamo già pronto un progetto che entro qualche settimana verrà perfezionato e poi partirà l' iter". Il master plan elaborato da Beni Stabili, società proprietaria dell' area e dell' albergo mai finito, prevede il recupero delle due ali laterali del volume esistente: in una verrà costruita una struttura alberghiera più piccola di quella inizialmente pensata. Nell' altra ala edificata, e adeguatamente ristrutturata, sorgerà un campus universitario all' interno del quale saranno inseriti servizi a disposizione dell' intero quartiere. Non solo. Nella sistemazione dell' area si riuscirà anche a inserire l' intervento per il risanamento dell' area fluviale del Lambro, tutelata dal magistrato del Po, con un parco fluviale naturalistico di circa 17 ettari, collegato a Monluè da un percorso pedonale e ciclabile. L' accessibilità sarà garantita da un asse viario di collegamento tra Ponte Lambro e il nodo di via Mecenate e l' area aeroportuale di Linate. Stiamo parlando di quasi 240 mila metri quadrati di terreno, abbandonate e divenute con gli anni rifugio di tossicodipendenti stranieri senza fissa dimora, disagio e devianza in genere. In mezzo, monumento all' inefficienza, lo scheletro dell' albergo che avrebbe dovuto essere concluso per i Mondiali di calcio del ' 90. "L' idea della demolizione - spiega Masseroli - non era perseguibile per un problema di costi. La società proprietaria dell' edificio si era opposta e procedere per vie legali avrebbe chiesto tempo e avrebbe potuto avere come conseguenza la disponibilità di un' area sì sgombra, ma di fatto inutilizzata e inutilizzabile". Dopo una lunga trattativa, l' amministratore delegato di Beni Stabili, Aldo Mazzocco, aveva presentato l' alternativa che ha tenuto conto delle esigenze elencate dal Comune, a sua volta sollecitato dal quartiere: "Per noi - prosegue Masseroli - questa è l' opportunità di restituire vita ad un' area di fatto bloccata. Non si tratta soltanto di togliere un ecomostro da Milano, ma di ripensare allo sviluppo di Ponte Lambro, inserendo questo progetto all' interno di un piano più complessivo. Fra l' altro, potremo riqualificare uno spazio eccezionale, dal punto di vista ambientale, ma maltrattato come è il bacino del Lambro". Anche per questo sul progetto c' è già una disponibilità di massima della Provincia: l' assessore Bruna Brembilla, presidente del Parco Sud, aveva invocato una soluzione per la zona fin dal 2005 e aveva manifestato la massima disponibilità a "collaborare con il Comune per la ricerca di una soluzione che avvantaggiasse ilo quartiere e la città". I prossimi passaggi? "Nel giro di qualche settimana riceveremo il progetto definitivo e a quel punto potremo sottoscrivere la convenzione, che non dovrà passare in consiglio comunale. Se tutto fila liscio, come credo, entro la fine del 2008 potremo dare il via ai lavori, che si dovrebbero concludere nel giro di un paio di anni". *** Il progetto per un albergo da oltre 300 stanze era inserito nel piano per i Mondiali di calcio del 90. Ma i lavori si erano fermati prima del fischio d' inizio della partita inaugurale. Con gli anni la struttura, sempre più fatiscente, è diventata punto di ritrovo e aggregazione per tossicodipendenti e per clandestini senza fissa dimora. Negli anni, il Comune aveva pensato a diverse soluzioni: la trasformazione in un polo sanitario affidato al Besta; una permuta con la Cattolica per creare una caserma; l' abbattimento per lasciare solo verde agricolo. Ora, forse, la soluzione.


Soglio Elisabetta

Pagina 3
(10 marzo 2008) - Corriere della Sera

 

L'evento
La Statale sarà una delle sedi del fuori Salone di aprile: resterà aperta fino a mezzanotte
Nei chiostri le costruzioni futuribili dei maestri mondiali del design
Adm aprile in mostra le installazioni nate dall'incrocio design-ricerca


E' la questione più pressante della realtà contemporanea: l' energia rinnovabile, la sostenibilità, la produzione di prodotti sempre più innovativi ma anche compatibili. Il design entra all' università Statale, abbinando creatività e rispetto della Terra, con un' esposizione di grandi architetture sperimentali create da designer italiani e internazionali che si sono misurati su questi temi ineludibili. SEGUE A PAGINA IV In mostra eco-sculture uscite dal connubio tra idea del designer e ricerca sul prodotto delle aziende soprattutto italiane. Installazioni effimere, che dureranno lo spazio di un Salone del mobile o poco più. Gli storici cortili della Statale, dal 16 al 20 aprile, durante la settimana milanese del design, saranno la prestigiosa location del fuori Salone organizzato da Interni, aperti dalle 9.30 alle 24 per mostrare al pubblico il "Greenenergydesign" (ma la mostra continuerà poi fino all' 1 maggio, con chiusura alle 19.30). La quattrocentesca Ca' Granda sarà la scena sulla quale si sperimenterà la modernità applicata all' architettura e al design, con una quindicina di installazioni e isole di relax nei loggiati. Se Antonio Citterio ha scelto di realizzare "Lace", involucro architettonico che sembra un tessuto traforato, usando una particolare e innovativa resina opaca a basso impatto ambientale prodotta dalla Kerakoll, lo studio di progettazione americano Lot-Ek porterà a Milano il "Gel-Bulb" offrendo al visitatore grazie al materiale utilizzato, il technogel, gelatinoso e morbido, l' esperienza di una struttura architettonica a cubo fluttuante e traslucida. Il gruppo di architetti olandesi Mecanoo, da sempre attenti all' edilizia compatibile, si sono misurati con la ceramica della leader mondiale Iris per creare "A piece of Banyan", un modulo avvolgente ispirato agli intrecci delle fronde degli alberi Banyan, un brandello di ciò che stanno realizzando a Taiwan con il nuovo padiglione di arti performative, 100mila metri quadri pronti nel 2012. Mentre Philippe Starck ha deciso di lavorare con Pramac, azienda di pannelli fotovoltaici, per la sua installazione "Democratic Ecology" che all' interno contiene un accumulatore di energia per il giardino. Il riciclo, invece, è al centro dell' opera di James Wines, architetto di New York, pioniere dell' ecocompatibilità applicata all' edilizia, che in questa occasione propone una torre a forma di chiocciola costituita con i paraurti per auto fabbricati dalla Ranger di Carate Brianza, per mostrare la metamorfosi dei materiali e i possibili usi alternativi degli oggetti industriali. Jacopo Foggini, Gaetano Pesce, Mario Bellini, Toshiyuki Kita, Ross Lovegrove, Arik Levi, Giuseppe Amato, Simone Micheli, gli studi Azzurro e Castagna Rivelli sono gli altri protagonisti di Greenenergydesign, ognuno con la sua creazione particolare e significativa. Queste installazioni dalla vita breve e molto costose, tra i 60 e i 100mila euro l' una, non hanno solo la caratteristica di contribuire a creare un evento interessante durante la settimana più vivace e internazionale che Milano, come città, offre. La loro funzione più importante, spiega Gilda Bojardi, direttrice della rivista di arredamento Interni, organizzatrice del "Greenenergydesign", è "stimolare la ricerca delle aziende che producono non oggetti ma materiali, spinte dalle idee degli architetti che, con i loro progetti, promuovono la sperimentazione continua".


ANNA CIRILLO

La Repubblica
10-03-08, pagina 4, sezione MILANO

 

Il caso
"Progetto da rifare o saremo ostaggi in casa nostra e molti negozi chiuderanno". Maiolo: scelta del Consiglio di Zona
Mercato dell' Isola, ultimatum al Comune
Residenti e commercianti: gli ambulanti in piazzale Archinto? Una follia, chiederemo i danni


In via Jacopo dal Verme c' è l' elementare Confalonieri coi suoi bambini, il viavai delle mamme al cancello, "e proprio qui vogliono mettere il mercato?". Anche qui. Il martedì e il sabato. E poi di fronte all' asilo nido di via della Pergola 10 e alla scuola per disabili, schiacciato sui negozi di quel dedalo di strade strette che è il centro dell' Isola. Ecco un' agenzia d' assicurazioni e un antiquario in via Civerchio, un' autorimessa in via Pollaiuolo, un' officina di ricambi in piazzale Archinto. Il trasloco delle bancarelle da via Volturno e Garigliano è fissato per martedì 25 marzo. Quindici giorni all' alba. Ieri pomeriggio, il via ufficiale di residenti e artigiani alla mobilitazione anti-ambulanti. Assemblea di fuoco, mille firme già raccolte e un avviso che sa d' ultimatum, spedito via fax al Comune: se la decisione non sarà rivista "intraprenderemo un' azione legale per risarcimento danni". I danni: parcheggi che saltano, traffico, cittadini ostaggi nelle loro case, incassi tagliati ai negozi. Dove lo metti, non sta. Spuntano moti anti-mercato, partono le petizioni, il Consiglio di zona (Cdz) sbatte contro le proteste di residenti e commercianti. Risultato: il caso Isola si trascina da mesi. I cantieri del metrò 5 impongono - per tre anni - di rivedere gli spazi, 215 banchi il sabato e 190 il martedì. Mezza via Volturno è inaccessibile, via Borsieri è stata bocciata, viale Fulvio Testi e via Keplero pure. Ecco: Palazzo Marino ha ridefinito la mappa, mercato in cinque punti: vie Civerchio, Pollaiuolo, della Pergola, Carmagnola e in piazzale Archinto. Giacomo Errico, presidente degli ambulanti Apeca-Unione del Commercio non si sbilancia: "Non abbiamo ancora comunicazioni ufficiali". Dopodomani si riuniscono gli operatori (che preferiscono via Alserio). Nell' attesa, "massimo riserbo". Obiettivo: "Non "bruciare" anche questa soluzione". Il comitato anti-mercato è sul piede di guerra. Artigiani. Commercianti. Residenti. Dicono: "Non siamo stati consultati, questa è democrazia?". Luigi Cagliani, restauratore da settant' anni in via Civerchio, deve spostare i mobili antichi col furgone e "non potrò più svolgere il mio lavoro...". L' antiquario Francesco Piva lancia un appello al Comune: "Blocchi subito il progetto, è una follia". Beatrice Uguccioni è la presidente del parlamentino di zona ed "è un anno e mezzo che lavoro a una soluzione, ora tocca al settore Commercio di Palazzo Marino dire se è accettabile. In futuro, però, bisogna individuare un' area attrezzata per gli ambulanti e dignitosa per i residenti". Risponde Tiziana Maiolo, assessore alle Attività produttive: "Il Cdz 9 ci ha detto a chiare lettere che vuole mantenere il mercato e ha indicato queste strade". Piazzale Archinto, vicino all' elementare Confalonieri, via Civerchio, davanti all' antiquario, e così via.


Stella Armando

Pagina 11
(11 marzo 2008) - Corriere della Sera

 

 

Il caso parcheggi
Inquilini in rivolta, in via Correggio il Tar blocca le ruspe
I cinquanta palazzi a rischio per gli scavi dei parcheggi
Il verde Baruffi 'Il Comune deve vigilare di più: ora una volta consegnata l' area si disinteressa del suo destino' Gli abitanti denunciano che in alcune zone in cui si costruiscono autosilo l' asse degli edifici risulta inclinato.

 


Ricorsi al Tar, cause civili per risarcimento danni, fax al Comune. E ancora: proteste di piazza, comitati di residenti e dal 23 marzo scorso anche un blog su Internet per fare fronte comune. Il nemico sono i parcheggi sotterranei. La convinzione degli abitanti delle zone in cui i parcheggi sono in costruzione è che le vibrazioni dei cantieri siano causa dell' improvvisa comparsa di crepe nei muri, in alcuni casi dell' inclinazione dell' asse di interi edifici. Sono oltre 50 a Milano gli stabili in cui gli abitanti denunciano la comparsa di danni strutturali dopo l' apertura di cantieri per autosilos interrati. Fino ad arrivare ai crolli, come quello di quattro rampe di scale venerdì scorso in piazza Cardinal Ferrari 5; i residenti valutano l' ipotesi di chiedere per vie legali il risarcimento all' azienda Borio Mangiarotti, concessionaria del diritto di superficie. L' ultima battaglia dei residenti in ordine cronologico è quella per bloccare i lavori dei due parcheggi di via Correggio, in zona Lotto. Il 5 marzo il Tar ha accolto la richiesta dei condomini di alcuni stabili di via Correggio e via Monterosa, disponendo che la società che porta avanti i lavori consegni entro il 16 aprile documenti in grado di fugare il dubbio che gli scavi (non ancora iniziati) possano provocare danni agli edifici. "Abbiamo presentato una perizia chiara - dice Angelo Tondini, alla guida del comitato - il progettato così com' è rischia di fare scivolare le fondamenta delle nostre case di 9 centimetri verso il baratro". Come andrà a finire non si sa, di sicuro fino al 16 aprile non si muoveranno ruspe. In via Ampère, invece, dal 2003 i residenti dei palazzi delle vie che lambiscono il cantiere (fermo da gennaio per il fallimento della Cisep, che conduceva i lavori) hanno fatto otto cause civili, una conclusa a gennaio 2006 con un parziale risarcimento, le altre aperte. In via Marco Polo, dove è in costruzione da due anni un complesso di edifici con parcheggio sotterraneo, i residenti ai civici 5 e 9 denunciano la comparsa dal novembre scorso di crepe sulle facciate e negli appartamenti, in contemporanea alla fase di scavo. "In Marco Polo - spiega l' ingegner Piero Gianni, perito per molti dei comitati di residenti - stiamo accertando possibili responsabilità della società Varesine. Il problema è dimostrare il rapporto di causa-effetto, evidente ma tecnicamente complesso da verificare". Per Antonio Acerbo, direttore dell' area tecnica del Comune, più semplicemente "nella grande maggioranza dei casi le richieste di risarcimento sono pretestuose. Ci sono eccezioni: in via Ampère abbiamo convocato per venerdì prossimo una riunione con l' azienda di modo che si faccia chiarezza". Altri fronti caldi sono quelli di via Bazzini, in zona Città Studi, dove dal 2006 la società Sibi lavora a un parcheggio di cinque piani, e corso di Porta Romana all' angolo con via Vela. In entrambi i casi le crepe sono comparse di pari passo con i cantieri e i residenti sono furibondi. Rimane da dimostrare il nesso, i periti sono al lavoro. Per Maurizio Baruffi, capogruppo dei Verdi a palazzo Marino, "Il Comune deve tutelare i cittadini, non le imprese: dovrebbe scegliere meglio le localizzazioni dei parcheggi e proporre standard di qualità per le società. Oggi l' approccio di Palazzo Marino è ben diverso: una volta consegnata l' area pubblica a chi deve realizzare l' opera, la vicenda viene considerata una contesa fra privati".


FRANCO VANNI

La Repubblica
11-03-08, pagina 2, sezione MILANO

 

 

L'intervista
L' assessore ai Lavori pubblici: molti ricorsi sono ingiustificati
Simini: 'Vigileremo di più ma c' è chi si inventa i danni'
'Introdurremo nelle convenzioni una clausola che preveda la verifica preliminare dei fabbricati'


Bruno Simini, assessore ai Lavori pubblici del Comune, in città i residenti di oltre 50 stabili vicini ai cantieri dei parcheggi lamentano la comparsa di crepe e danni strutturali. "Nella maggioranza dei casi le richieste di risarcimento non transitano dai nostri uffici, sono direttamente inoltrate alle aziende che fanno i lavori. Faccio presente comunque che nessuna causa si è conclusa con l' accertamento di un rischio concreto". Molti contenziosi però sono ancora aperti. "Di causa vera e propria ce n' è una sola, quella per via Ampère; una su oltre cento cantieri aperti, di cui quasi la metà conclusi. Certo, ci sono i ricorsi al Tar e le richieste di risarcimento, ma molti sono ingiustificati. L' impressione è che chiunque abbia un danno in casa e abita vicino a un cantiere cerchi di farsi rimborsare". Qualche esempio? "Uno recente: un cittadino ci ha contattato per chiedere che gli siano riconosciuti i danni per crepe in casa causate a suo dire dalle vibrazioni di un cantiere a 150 metri di distanza" Un altro esempio: in via San Calimero 17, a due passi dal cantiere per il parcheggio di piazza Cardinal Ferrari, sono crepati i muri degli appartamenti di tutti e cinque i piani. Le crepe sono lì, si vedono. "A noi non hanno segnalato nulla, è tutto da dimostrare. Se la responsabilità è dell' impresa saremo dalla parte dei cittadini". L' opposizione in consiglio comunale vi accusa invece di tenervi fuori, di lasciare che la contesa sia fra gli uffici legali delle aziende e i cittadini, messi sullo stesso piano. "Per le opere pubbliche che ci riguardano, l' amministrazione risponde sempre. Per i privati rispondiamo con controllo e vigilanza, è questo il nostro compito. In futuro comunque introdurremo nelle convenzioni una clausola che preveda una verifica preliminare dello stato di conservazione degli edifici nelle zone di cantieri, così molti contenziosi saranno risolti in partenza" Comunque, ogni volta che si apre il cantiere di un parcheggio si creano comitati e c' è gente che protesta. Dove sbagliate? "Tutti a Milano vorrebbero avere più parcheggi, ma mai sotto casa propria. Ma è possibile che non abbiamo mai azzeccato la localizzazione di un posteggio? La verità è chi vuole i parcheggi non fa comitati, chi non li vuole alza sempre la voce"


f.v.

La Repubblica
11-03-08, pagina 2, sezione MILANO

 


Il Comune ai grossisti cinesi: impegno subito al trasferimento in via dei Missaglia
Sarpi, indietro tutta sulla Ztl ora si studia l' isola pedonale


Il comune chiede tempi certi ai cinesi per il trasferimento da via Paolo Sarpi in via dei Missaglia. Si allontana, invece, la Zona a traffico limitato per Sarpi. Ora si parla di isola pedonale, un progetto più complesso della limitazione del traffico. E più lungo, perché prima si dovranno fare i parcheggi, almeno 300 posti in piazza Lega Lombarda e altrettanti davanti al Monumentale. Ieri le parti si sono viste a Palazzo Marino, presente il prefetto. La delegazione guidata dal console Zhang Limin ha chiesto alla giunta un sostegno al progetto degli imprenditori cinesi di un centro all' ingrosso in via dei Missaglia, essendo stata avanzata - da altri cinesi - una alternativa in via Ripamonti. Bocciata perché l' area è nel parco Sud. "Ci siamo fermati perché c' erano manovre di disturbo", si sono sentiti dire il vicesindaco Riccardo De Corato e gli assessori Masseroli (Urbanistica) e Maiolo (Commercio). Masseroli, che prima parlava di luglio, ha replicato imponendo ai cinesi entro aprile la presentazione ufficiale del progetto al Comune. La giunta, scottata dal fallimento della trattativa di Arese, mette dei paletti per evitare nuove tattiche dilatorie. Ci si rivedrà dopo Pasqua e si dovrà fare in fretta. I cinesi hanno anche spiegato che a Lacchiarella una ventina di capannoni potrebbe essere rimessa a posto in sei mesi per fare da supporto logistico all' ingrosso del Gratosoglio, pronto fra 2-3 anni. I due progetti si integrano. "Allora il trasloco comincerà prima di tre anni - dice Pierfranco Lionetto, portavoce dei residenti di Sarpi - quindi si può avviare la Ztl in parallelo al trasferimento". I cinesi (che in Sarpi rimarranno come dettaglianti) però non ci sentono e la giunta deve abbozzare. Dice il console Limin: "Come possono vivere i commercianti cinesi con la Ztl? Anche i commercianti italiani sono contrari". Cauta disponibilità, piuttosto, per la proposta emersa ieri di fare di Sarpi una Chinatown turistica (freddi invece i residenti). "La giunta non ha niente in mano", dice Pierfrancesco Majorino del Pd. "I tentennamenti del centrodestra sono inaccettabili", aggiunge il leghista Matteo Salvini. I due vogliono accelerare in consiglio l' iter della mozione bipartisan per la Ztl a Sarpi subito.

 

STEFANO ROSSI

La Repubblica
11-03-08, pagina 6, sezione MILANO

 

 

Il trasloco
La comunità cinese: sì al trasferimento, ma servono condizioni favorevoli
Sarpi, slitta l' area pedonale Lega e Pd: voto in aula sulla Ztl
Il Comune: solo progetti condivisi. I negozianti: una Chinatown turistica


Nel futuro c' è una Chinatown turistica pedonalizzata, ma nel frattempo la zona a traffico limitato nel quartiere Sarpi resta al palo. Comunità cinese e commercianti italiani sono contrari e il Comune, in questa fase, è alla ricerca solo di "soluzioni condivise". Anche perché, come sottolinea il vicesindaco Riccardo De Corato, "il primo obiettivo è la delocalizzazione del commercio all' ingrosso". E per raggiungerlo è più prudente tenere nella dovuta considerazione le esigenze dei cinesi. Senza sottovalutare che anche l' Unione del commercio, in clima elettorale, ha indubbiamente un certo peso. Ma se dalla riunione di ieri a Palazzo Marino non è arrivato l' okay alla Ztl sollecitata dai residenti, dalla Lega e dal Pd, per l' amministrazione un passo avanti è stato fatto comunque: la comunità cinese ha chiarito ufficialmente la propria disponibilità a trasferire le attività all' ingrosso al Gratosoglio e ci si è trovati tutti d' accordo (Comune, commercianti italiani e cinesi, residenti) sull' idea di lasciare in zona Sarpi una sorta di Chinatown turistica con negozi al dettaglio e laboratori artigianali. Ovviamente da realizzarsi una volta concluso il trasloco, cioè tra due-tre anni. E una volta pedonalizzata l' area Sarpi-Canonica, con relativa costruzione di parcheggi. Lega e Pd, però, non ci stanno: "Subito il voto in aula sulla mozione per istituire la zona a traffico limitato", accelerano i consiglieri Matteo Salvini (lumbard) e Pierfrancesco Majorino (Pd). "Abbiamo chiesto ai cinesi tempi certi - afferma De Corato - o entro la fine di aprile avremo una tempistica certa o dovremo prendere altre decisioni". L' assessore allo Sviluppo del territorio Carlo Masseroli annota da parte sua che "finora nessun progetto è stato presentato". "Occorre che sia protocollato per poter avviare gli atti formali necessari". Masseroli ribadisce che l' unica area su cui si ragiona è quella di via dei Missaglia. "Un' altra cordata di cinesi ha proposto un' area in via Ripamonti - aggiunge - ma non è praticabile perché insiste su un terreno agricolo". Quanto al futuro della zona, Masseroli di una cosa è sicuro: "Il nuovo piano di governo del territorio non contempla attività all' ingrosso in Paolo Sarpi". "I cinesi sono disposti a trasferire l' ingrosso - conferma il console Zhang Limin - ma ci vogliono condizioni favorevoli. In questi 2-3 anni prima del trasferimento i commercianti cinesi devono continuare a vivere e a mantenere le loro famiglie, ma se si realizza la Ztl non si riescono a fare affari". Disco verde alla Chinatown turistica. "Restituiamo la zona Sarpi al piccolo commercio - incalza l' assessore alle Attività produttive Tiziana Maiolo -, Sarpi è sempre stata zona di botteghe. Lo spostamento dei grossisti comporterà solo benefici, ad esempio i commercianti vedranno finalmente risolto il problema della concorrenza sleale". "Non vedo male una Chinatown in una zona pedonalizzata - concorda Micaela Goren Monti, presidente di zona -. Potrebbe essere un richiamo per cittadini e turisti". Più cauto il presidente dell' associazione Vivisarpi, Pier Franco Lionetto: "Vorremmo vedere un progetto che riqualifichi il quartiere: ad oggi non c' è ancora nulla".


Verga Rossella

Pagina 10
(11 marzo 2008) - Corriere della Sera

 

L' ultimatum
Telegramma degli abitanti a sindaco, Prefettura e Procura: "Sospendere gli scavi per i box prima che ci siano delle vittime"
"Crepe in muri e soffitti, colpa del cantiere"
Allarme in piazza Cardinal Ferrari, dove sono già crollate 5 rampe di scale"Viviamo nel terrore: di notte sentiamo scricchiolii di assestamento, calcinacci che cadono, fondamenta che vibrano"


"Avevamo freddo". Sorride la signora Laura, e fissa l' angolo tra le due pareti nella sua stanza da letto, dove il marito ha dovuto attaccare due strati di nastro adesivo pesante. Sotto lo scotch si vede un' ombra scura: una notte dello scorso novembre, all' improvviso, le pareti hanno iniziato a staccarsi l' una dall' altra, ora ci sono almeno due centimetri di spazio, una crepa che sale dal pavimento al soffitto, e che di notte lasciava filtrare spifferi gelidi. Le stesse crepe e le stesse fenditure si ritrovano in tutti gli appartamenti di questi due palazzi in via San Calimero affacciati su piazza Cardinal Ferrari, in pieno centro. Là sotto, proprio davanti alle finestre, c' è una voragine di 15 metri: lo scavo per un parcheggio interrato su area pubblica, concesso dal Comune per "interesse pubblico", e assegnato il 4 marzo 2002 dall' allora sindaco-commissario Gabriele Albertini nonostante il Tar avesse detto che bisognava ripetere la gara perché le procedure erano "viziate". Venerdì scorso, dall' altra parte della piazza, sono crollati 5 piani di scale di marmo. Poteva essere una tragedia. E ora gli abitanti dei due stabili di fronte, in San Calimero, sono terrorizzati: "Cosa aspettano, che venga giù tutto?". Il telegramma inviato ieri al sindaco Moratti, al prefetto e alla Procura riassume tre mesi di battaglie e di paura: "A seguito dell' apertura di crepe e distacchi delle strutture murarie, i lavori dell' impresa sono proseguiti nel silenzio delle autorità informate" (con telegrammi dell' 8 e 21 dicembre 2007, un sopralluogo del dirigente "stabili pericolanti" del Comune, cinque richieste all' azienda: la Borio Mangiarotti di Claudio De Albertis, fratello dell' ex assessore alla Salute, Carla, e presidente Assimpredil). E ancora: "Chiediamo la messa in sicurezza dell' area prima di crolli con vittime". Da mesi gli abitanti fissano le crepe che si allargano come serpenti neri lungo i muri, ascoltano scricchiolii sinistri, fruscii di calcinacci dietro le pareti, "assestamenti" che sembrano piccoli terremoti. Nel libro di Luigi Offeddu e Ferruccio Sansa, Milano da morire, quella dei parcheggi interrati di Milano viene definita "un' odissea urbanistica, umana e giudiziaria": 200 cantieri contro l' emergenza smog e traffico, oltre un miliardo di euro di affari, una torta finita nelle mani di quattro grandi gruppi imprenditoriali. E che non ha risparmiato nemmeno queste case-monumento di via San Calimero progettate da Giuseppe De Finetti, maestro del Razionalismo italiano. "Questo è l' esempio di come il Comune di Milano tuteli i suoi cittadini e il suo patrimonio culturale", commenta amaro Maurizio Baruffi, consigliere dei Verdi. Risponde l' assessore ai Lavori pubblici, Bruno Simini: "L' orientamento dell' amministrazione è quello di aumentare l' attenzione ai problemi dei parcheggi. Ma se un privato provoca danni, ne deve rispondere". Gli abitanti di via San Calimero hanno commissionato a due ingegneri una perizia da allegare alla denuncia. Gli esperti parlano di "distacchi dell' edificio da quello confinante". E soprattutto: i "fenomeni rilevati" fanno "ritenere che i dissesti non siano esauriti, ma che saranno differiti nel tempo". Gli ingegneri individuano anche la causa degli smottamenti, i tiranti: cavi d' acciaio che nella prima fase di costruzione dei box vengono "avvitati" nella terra circostante per sostenere le mura perimetrali del parcheggio. Una tecnica che il Tribunale ha sempre bocciato: per i cantieri di via Ampère (cinque cause in corso per palazzi devastati da un parcheggio), via Bazzini, piazza Bernini, largo Rio De Janeiro, piazzale Accursio, via Correggio. La motivazione è elementare: visto che il sottosuolo di un palazzo è proprietà privata, nessuno può introdurre niente in casa d' altri senza autorizzazione. Dei tiranti sotto le loro case, gli abitanti di via San Calimero non sapevano nulla. Fino a che i muri non hanno iniziato a spaccarsi.


Santucci Gianni

Pagina 7
(13 marzo 2008) - Corriere della Sera

 

 

La protesta L' assessore Masseroli: serve collaborazione, questo modo di fare ha il sapore del ricatto
"Citylife, nuovi progetti o via ai ricorsi"
Il Comitato di cittadini: presenteremo un piano alternativo


Le strade che portano traffico dall' autostrada sono interrate e tutte rigorosamente a fondo cieco: sbucano nei parcheggi del futuro centro congressi, del museo di arte contemporanea, del Vigorelli. E interrate sono tutte le vie perimetrali al recinto fieristico storico e le funzioni commerciali. Il verde non è più chiuso tra le muraglie di grattacieli ma li avvolge, dall' esterno, li sommerge, fino a nasconderli. Progetto alternativo a Citylife, rielaborazione di una tesi di laurea che il comitato "Vivi e progetta un' altra Milano" ha adottato e che presenterà stasera all' incontro pubblico in via Gattamelata 5. Non è un sogno ad occhi aperti, un' utopia. "Se il Comune non accetterà queste indicazioni - spiega infatti Rolando Mastrodonato, portavoce del comitato cittadino che da anni è in guerra contro il mega progetto Citylife -, procederemo con i ricorsi". Due, depositati da tempo. Ultimatum che l' assessore allo Sviluppo del Territorio, Carlo Masseroli, da Cannes dove si trova per promuovere Milano, non digerisce. "Se avranno proposte ragionevoli saranno ascoltati - risponde l' assessore -. Chi fa dei controprogetti dovrebbe avere la responsabilità di collaborare allo sviluppo della città. Questo modo di porsi, invece, ha il sapore del ricatto. Stupisce che invece di venirmi a raccontare il loro progetto, e li aspettavo, faccia una conferenza stampa". La vicenda Citylife è di fatto ancora aperta. Lo conferma un altro comitato, "ResidentiFiera", attraverso Luisa Rigobon: "Il dialogo con questa amministrazione ha portato a sostanziali cambiamenti - spiega -. Al raddoppio del verde, alla revisione dei fronti perimetrali, al recupero prospettivo da via Rossetti". Ci sono ancora molte incognite. "I finanziamenti per il metrò 5 che qui dovrebbe avanzare con 2 fermate. E i servizi per la città, la riqualificazione del Vigorelli che non è neppure stata progettata, la definizione di quello che sarà inserito nel Palazzo delle Scintille". E molti i problemi aperti: a cominciare dalle crepe che si stanno aprendo nei palazzi storici limitrofi al cantiere, in via Plutarco, per effetto delle vibrazioni dovute alla demolizione dei padiglioni fieristici. .


D' Amico Paola

Pagina 6
(14 marzo 2008) - Corriere della Sera

 

Piazza Cardinal Ferrari
"Case a rischio crollo". Ispezione del Comune


Sarà la commissione comunale sui Lavori pubblici a verificare i danni provocati dal cantiere di piazza Cardinal Ferrari ai palazzi vicini allo scavo, in via San Calimero. Ad accusare i lavori per i box sotterranei è un esposto che i cittadini, le cui case si sono riempite di crepe negli ultimi tre mesi, hanno inviato al Comune e alla Procura. Il Capogruppo dei Verdi a Palazzo Marino, Maurizio Baruffi, ha chiesto un sopralluogo della Commissione e indica i tiranti (tecnica costruttiva per sostenere le pareti dei box sotterranei) come causa dei danni: "Quasi tutti i progetti approvati dal Comune prevedono l' utilizzo dei tiranti - spiega Baruffi - tecnica che abbassa notevolmente i costi di costruzione dei parcheggi sotterranei. Siccome però si stanno moltiplicando le sentenze della magistratura che ne vietano l' uso in mancanza di accordo con i proprietari degli stabili (Bazzini, Bernini, Correggio, Rio de Janeiro), gli operatori sono costretti a utilizzare tecniche di scavo più costose, rendendo inevitabili gli aumenti dei box almeno del 20-30 per cento. In molti casi si rischia una sorta di truffa ai danni degli acquirenti".

 

Pagina 6
(14 marzo 2008) - Corriere della Sera

 

Piazza Cardinal Ferrari
Dopo l' incidente del 7 marzo si sono aperte crepe in altri palazzi
Crolli vicino al cantiere dei box Inchiesta per disastro colposo
La Procura indaga sul cedimento di 5 piani di scaleIl procuratore Cerrato e il pm Benedetti hanno acquisito documenti edilizi e i rapporti dei vigili del fuoco sui danni


L' ipotesi di reato è "disastro colposo". La Procura apre un' inchiesta sul crollo di cinque piani di scale in un palazzo di piazza Cardinal Ferrari, avvenuto alle 8 e 20 di venerdì 7 marzo. Quella mattina, all' improvviso, si sono rotti i gradini al quinto piano dello stabile e hanno trascinato al suolo quintali e quintali di marmo. A quell' ora, in un giorno feriale, poteva essere una tragedia, e solo per fortuna al momento del crollo nessun inquilino si trovava sulle scale. L' obiettivo principale dell' inchiesta sarà quello di capire se la responsabilità del cedimento sia collegata o no agli scavi per un parcheggio sotterraneo in corso davanti al palazzo (come sostengono gli abitanti). Il fascicolo per ora è aperto "contro ignoti". Il procuratore aggiunto Nicola Cerrato e il pubblico ministero Giulio Benedetti hanno chiesto di acquisire una lunga serie di documenti: la planimetria e la struttura dell' edificio, i verbali dei vigili del fuoco e i rilievi dei tecnici del Comune intervenuti dopo il crollo. Il materiale servirà a predisporre una successiva consulenza tecnica. Sarà una battaglia di perizie e ingegneri, quella in Cardinal Ferrari. I danni sono nell' ordine di centinaia di migliaia di euro. Il palazzo è inagibile e otto famiglie hanno dovuto lasciare i propri appartamenti, ospiti di parenti o in albergo. Ci vorranno settimane prima di poter allestire una scala in ferro che permetta agli abitanti di rientrare in casa. Ed è probabile che, oltre all' inchiesta della Procura, proprio i cittadini aprano una causa civile di risarcimento contro l' azienda che in quella buca, oggi profonda 15 metri, sta costruendo un parcheggio concesso per "interesse pubblico" dal sindaco-commissario Albertini nel marzo del 2002. In questa fase non c' è alcun elemento che permetta di collegare scavi e crollo, ma in questa prospettiva è probabile che i magistrati tengano in considerazione anche ciò che sta accadendo nei due palazzi sul lato opposto dello scavo, in via San Calimero. In quelle case storiche progettate dall' architetto Giuseppe De Finetti, maestro del Razionalismo italiano, a partire dallo scorso novembre si sono aperte crepe negli appartamenti, distacchi tra muri, una separazione tra i palazzi e quelli circostanti. Secondo la perizia commissionata dai condomini e allegata a un esposto, la causa dei danni è nella tecnica costruttiva (i "tiranti") utilizzata dall' impresa Borio Mangiarotti per sostenere le paratie del parcheggio. La tecnica è stata utilizzata senza l' autorizzazione degli abitanti. E senza il loro assenso, dice la legge, non si possono impiegare strumenti che si infilano nelle proprietà private (in questo caso il sottosuolo) che circondano gli scavi. Con questa motivazione i "tiranti" sono stati già proibiti dal Tribunale civile in almeno altri cinque cantieri per i parcheggi sotterranei.


Santucci Gianni

Pagina 6
(15 marzo 2008) - Corriere della Sera

 


La barriera antirumore di San Siro
Un 'guscio' concentrerà i decibel dentro lo stadio: pronto in maggio Una parte dei pannelli sarà montata in primavera, il resto in tempo per l' inizio campionato Terzi: 'Il Comune vuole gli eventi. Ascolteremo i residenti ma dovrà valere il buon senso'

 


Una barriera di pannelli di poliuretano per mettere un silenziatore fisso a San Siro. Sperando che basti a zittire anche le critiche dei residenti che, puntualissime, sono sempre arrivate con i concerti al Meazza. Il Comune ci prova, a prevenire la straclassica guerra dei decibel. E mentre dà il via libera a una stagione di concerti ricca come non si vedeva da tempo (sette date, da Springsteen a due serate per Vasco Rossi e due per Ligabue, dai Negramaro a Zucchero), ecco che decide il "piano B", quello antirumore per "insonorizzare" uno stadio intero. La barriera di pannelli fonoassorbenti dovrà arrivare il 31 maggio, con l' inizio dei concerti. E diventare poi permanente, anche per le partire di calcio. L' obiettivo è abbattere il livello del suono in uscita dallo stadio di 2 o 3 decibel, abbastanza in realtà per dimezzare la potenza percepita all' esterno. E aumentarla viceversa all' interno, con una sorta di rimbalzo, per gli appassionati del rock. Non è, a dire il vero, l' unica novità per la stagione 2008 del rock al Meazza. Il Comune promette che sarà studiato anche un piano per migliorare il deflusso dei fans (viabilità e parcheggi, più mezzi pubblici), sempre a favore dei residenti. E annuncia, con una sorta di "operazione simpatia", che saranno regalati circa 300 biglietti omaggio agli abitanti di via Dessiè, quelli dei palazzi con vista ma soprattutto udito sullo stadio. Una sorta di risarcimento per il disturbo dello scomodo vicino di casa. La barriera-silenziatore, è comunque l' iniziativa che farà più discutere. Costerà 450mila euro circondare tutto lo stadio, ancorando i pannelli al terzo anello e sulla copertura. Entro maggio, quando inizierà la stagione dei concerti, ne arriverà solo un pezzo sul lato verso l' Ippodromo del trotto, là dove vengono sistemati i palchi. Poi, per il Campionato, si aggiungeranno altri pannelli, che dovranno abbracciare tutto lo stadio e mitigare anche i decibel delle partite di calcio. Una "sperimentazione" di cui saranno seguiti, con rilevazioni, i risultati. L' idea in realtà non nasce dal Comune ma dagli organizzatori dei concerti stessi, che l' hanno presentata ieri a Palazzo Marino agli assessori Edoardo Croci (Mobilità e ambiente) e Giovanni Terzi (Sport e tempo libero). I due l' hanno subito sposata. "Parlerò naturalmente con Milan e Inter, gestori dello stadio, per sapere cosa ne pensano. Ma mi sembra proprio che questa sia la strada giusta", dice Terzi. E il collega Croci aggiunge che "così interverremo in modo strutturale e sistematico perché possano svolgersi concerti di livello internazionale, e nel contempo sia garantita la tranquillità dei cittadini". Gli assessori garantiscono che la linea della giunta è che i concerti a San Siro vanno fatti. E si faranno. Per dirla con Terzi, è venuto il momento di "dire basta alle polemiche: il Comune vuole gli eventi. Dialogheremo come sempre con i comitati dei residenti. Ma ci vuole buon senso".

GIUSEPPINA PIANO


La Repubblica
15-03-08, pagina 11, sezione MILANO

 


Polemica Terzi: così il teatro resterà chiuso per altri 10 anni. Sgarbi: scelta giusta
Nuovo vincolo sul Lirico Lavori di restauro a rischio
Il sovrintendente: testimonianza storica del Ventennio, va tutelatoLa relazione: preservare la linea originale del Piermarini (1779) e gli interventi effettuati durante il Fascismo


Di Lirico ha ormai solo il nome. Anzi, neanche quello perché è stato ribattezzato Lirico-Giorgio Gaber. Ma per il resto il teatro chiuso dal ' 98 è di nuovo nella tempesta. Il 5 marzo il nuovo sovrintendente regionale, Gino Famiglietti, ha confermato, integrato e rafforzato il vincolo sul Lirico: va tutelato in quanto alta espressione dell' architettura del Fascismo. Proprio negli stessi giorni, Gian Mario Longoni, a capo della cordata di imprenditori che ha vinto la gara per la ristrutturazione e la gestione del teatro, ha dato avvio ai lavori, dopo mesi di polemiche e ritardi. Situazione difficile e paradossale che con ogni probabilità porterà a un nuovo blocco del cantiere. Forse, definitivo. Anche perché la motivazione del rafforzamento del vincolo storico-artistico del teatro lascia pochi spazi di manovra: "Il Teatro Lirico - si legge nella relazione dell' architetto Rosa Auletta - costituisce non solo un bene culturale importanza per il suo stretto riferimento con la storia civile e culturale della città, ma anche per il suo configurarsi come espressione artistica che testimonia una fase importante dell' architettura milanese novecentista a cavallo della seconda guerra mondiale, che merita di essere tutelata in quanto ha contribuito alla determinazione della realtà architettonica e urbanistica di Milano". Spiegazione? Non solo va preservata la linea del Piermarini, del 1779, ma anche quella dell' intervento dell' architetto Antonio Cassi Ramelli che ricostruì il teatro dopo l' incendio del 1938. Conclusione: il teatro non si può toccare. Quindi, addio alla cupola di vetro con ristorante annesso, addio alla biblioteca, addio a gran parte del progetto vincitore del lunghissimo e soffertissimo bando di gara. Una beffa per Longoni. Doppia. Perché la sovrintendenza ai suoi tempi, nonostante il vincolo, aveva dato il via libera al progetto per ben due volte. L' ultima l' anno scorso quando Carla Di Francesco, sollecitata da Vittorio Sgarbi, fortemente contrario a quel tipo di ristrutturazione, aveva dato il suo ok chiedendo di lasciare però intatta la sagoma delle balconate. Inevitabile la polemica: "È allucinante fare dei vincoli ex post - attacca l' assessore Giovanni Terzi -. Così rischiamo di trovarci con il Lirico chiuso per altri 10 anni. Si sta fermando un progetto culturale importante per la città. Non esiste più la certezza delle regole e questo fa fare delle figure allucinanti a Milano". Vittorio Sgarbi che da parte sua potrebbe cantare vittoria - ha sempre sostenuto che non era necessario una riqualificazione del genere e che il teatro si sarebbe potuto riaprire in tempi brevi con un intervento da 2-3 milioni di euro - assume invece un atteggiamento distaccato: "Sono felice di questa vittoria ma ribadisco che non ho fatto giochi alle spalle di nessuno. Ho posto un problema alla sovrintendenza che si è espressa in modo chiaro e convincente". Anche perché il riferimento all' architettura fascista era proprio una delle tesi di Sgarbi. "Anzi - conclude l' assessore alla Cultura - sono così contento della scelta del sovrintendente che mi dichiaro del tutto favorevole alla presenza, nel comitato direttivo del Lirico, di Marcello Dell' Utri (ndr, era stato proprio Sgarbi a chiedere a Dell' Utri di fare un passo indietro sul Lirico)". Meno soddisfatta l' amministrazione di Palazzo Marino che ha deciso di mettere tutto il pacchetto Lirico nelle mani dell' Avvocatura comunale. * * * Le tappe STORIA Nasce nel 1779. Ricostruito negli anni 30 dopo un incendio CHIUSURA Nel 1998 viene chiuso per effettuare lavori di restauro LAVORI L' imprenditore Longoni si aggiudica la gara per la ristrutturazione: lavori bloccati dai ricorsi POLEMICHE L' assessore Sgarbi tra chi ha contestato il progetto di restauro


Giannattasio Maurizio

Pagina 5
(15 marzo 2008) - Corriere della Sera


Fiera
L' assessore presenta CityLife ma gli abitanti lo fischiano

 

Boati e contestazioni ieri per l' assessore all' Urbanistica Carlo Masseroli, che ha difeso il progetto CityLife in una nervosa assemblea pubblica in zona Fiera. Luisa Rigobon, del comitato, ha mostrato con dei rendering come le altezze previste per i nuovi edifici toglieranno luce al verde: "Sarà il parco delle ombre". Masseroli, che ha contestato questa previsione, è stato chiaro: le volumetrie complessive quelle sono e quelle restano. E alla platea, ostile e non giovanissima, ha lanciato una frecciata: "Ai vostri figli, che avranno la mia età (41 anni), magari i grattacieli piacciono". Le polemiche andranno avanti probabilmente fino al 2014, quando termineranno i lavori, o al 2015 quando sarà aperta la fermata della Mm 5, che si chiamerà Tre Torri.


La Repubblica
15-03-08, pagina 7, sezione MILANO



Il caso / Cardinal Ferrari, la procura ipotizza il reato di disastro colposo per ora contro ignoti
Parcheggi, inchiesta sulla scala crollata E Città studi boccia il nuovo progetto

 

Un fascicolo aperto contro ignoti con una pesante accusa: disastro colposo. Le quattro rampe di scale crollate una settimana fa nello stabile di piazza Cardinal Ferrari - che si affaccia sulla voragine dello scavo di un nuovo parcheggio - sono diventate materia di indagine. Solo per un fortunato caso nessuno dei condomini - otto famiglie, tutte evacuate - era rimasto ferito. Ora il procuratore aggiunto Nicola Cerrato e il suo sostituto Giulio Benedetti stanno disponendo l' acquisizione delle carte catastali e i verbali di vigili del fuoco e tecnici del Comune intervenuti dopo il crollo. Nei prossimi giorni verranno sentiti anche gli abitanti di due stabili di via San Calimero che si affacciano su piazza Ferrari, dove da mesi si formano crepe nei muri e sui soffitti: danni che, come per le scale, potrebbero essere state causate dai lavori per i box. Prosegue intanto l' odissea del cantiere per il parcheggio sotterraneo di via Ampère. Ieri i tecnici del Comune hanno incontrato gli avvocati della Eugenia, la cooperativa responsabile dei lavori, fermi da gennaio per il fallimento della società che ha fatto gli scavi. Antonio Acerbo, direttore dell' area tecnica del Comune, assicura: "Non c' è rischio di crollo per gli edifici circostanti il parcheggio". Gli abitanti, che denunciano crepe e l' inclinazione delle fondamenta, non ci stanno. Per il perito di parte Piero Gianni, "nel gennaio 2006 il tribunale ci ha già dato ragione, chi ha gestito i lavori deve risarcirci". Anche in zona Città Studi i comitati dei residenti si oppongono ai parcheggi sotterranei. Ieri hanno affollato la sede del consiglio di Zona 3, dove la società Polipark esponeva il progetto, non ancora approvato dal Comune, per la costruzione di 820 box sotto i giardini di piazza Leonardo. Attacca Marina Bozza, del comitato: "Il posteggio non serve a niente, comporterebbe disagi e rischi per le nostre case", mentre per Benedetta Borsani, presidente della commissione Ambiente del consiglio di zona, "bisogna evitare l' esasperazione dei toni: l' esigenza di parcheggi è reale, una soluzione va trovata".

 

ORIANA LISO, FRANCO VANNI

La Repubblica
15-03-08, pagina 7, sezione MILANO


L' intervento
La nostalgia del passato non freni l' architettura
Accontentarsi dell' esistente è una scusa per restare fermi


Non dovrebbe essere difficile un confronto su un argomento non da poco come quello dell' ambiente. Dovrebbe essere più facile e agevole di quanto sia in realtà. In nome della libertà è giusto esprimersi. È giusto correre il rischio di dire cose anche avventate, di non avere timore di esporsi in modo imbarazzante, pur di parlare o trovare spazio. È anche giusto e lecito, tuttavia, domandare se le sole apprensioni, o il solo istinto, o una ideologia precotta, l' umore personale, qualche rancore, qualche rimpianto infantile possano avere il sopravvento. Se quanto è in discussione "è giusto", "non è giusto" debba essere riconosciuto solamente qualche grillo parlante, oppure se ognuno di noi possa supporre di essere ascoltato. Si parla e si sparla molto in questi tempi dell' architettura (l' ambiente fisico) che ci circonda. A Milano, ma non solo. E troppe volte, sia nel bene che nel male, si crede sufficiente un giudizio bonario, anche se frettoloso, un qualsiasi parere, su opere realizzate o ancora sulla carta. Ognuno di noi vive, qualsiasi sia il meridiano, un costante e ostinato e non sempre delicato e sensibile rifacimento e sovrapposizione. La nostalgia, nobile sentimento, non può consentirci pericolosi rimpianti: la ghiacciaia casalinga dei nonni è stata sostituita dal frigorifero, da qualche parte, nel mondo, si viaggia ad alta velocità. Tuttavia mente e cuore ci consentono di osservare, con stupore e sorpresa, che si vive a Milano e a Tokio, a Dubai e a Kuala Lumpur con pratiche e modi che non è difficile definire preoccupanti. La preoccupazione è legittima se chi è responsabile di quanto è chiamato a fare architettura (confondendo l' arte con l' architettura, e confondendo il fare architettura con il proprio monumento) non sa leggere la differenza tra Milano e Kuala Lumpur, se è convinto, cioè, che non vi sia alcuna differenza nel lessico da impiegare. Se è convinto, come sembra, che il fare "conformemente", per abitudine, o per pigrizia mentale, sia sufficiente, con l' impiego di una specie di esperanto già poco comprensibile. È difficile credere, tuttavia che il rimedio, o alternativa, con la buona intenzione di evitare capriole dannose, stia nella pratica del "riutilizzo", nell' accontentarsi di quanto esistente, mettendoci mano e adattare (una buona scusa per restare fermi?).


Asti Sergio

Pagina 9
(16 marzo 2008) - Corriere della Sera

 


Il piano Un cortile "ambrosiano" al centro del progetto di Libeskind. "Faremo mostre su Boetti e la Transavanguardia"
Ex Fiera, nasce il Beaubourg alla milanese
Il Comune: Museo d' arte contemporanea entro il 2011. Sgarbi: bello, sembra un panettone


Rispetto agli zigzaganti ampliamenti del Museo ebraico di Berlino e del Museo di Toronto, che sono la sua griffe, il Museo d' arte contemporanea di Milano di Daniel Libeskind per CityLife - che sarà presentato domani - si annuncia come un' architettura più compatta e meno di percorso: "È un quadrato che ruota per formare un rombo - racconta Vittorio Sgarbi -: una specie di panettone". E avrà uno spazio caratterizzato da un elemento fortemente ambrosiano: una cortile (circolare) interno. Ma il "panettone" di Libeskind non è come quello di Natale che porta la pace in famiglia! Ogni architettura, diceva Leon Battista Alberti, ha una madre (sempre certa), che è il progettista (Libeskind), e ha un padre che è il committente e che, come da tradizione, è più incerto, da prova del Dna specie se tra i padri ci può essere Sgarbi, che non rifiuta le paternità artistiche. Lunedì l' assessore non sarà tra coloro che ufficialmente presenteranno il progetto "panettone" (questione di "etichetta" fanno sapere dal Comune, visto che parla il sindaco). Ma Sgarbi non dice proprio questo: "Non capisco cosa c' entri la Triennale e perché Rampello gestisca l' iniziativa. Quel museo viene costruito con oneri di urbanizzazione del Comune, che è l' unico referente. Io non ho visto carte che ne affidano l' incarico ad altri. L' invito di domani è un po' improprio: perché c' è un marchio della Triennale in prima pagina? Al massimo Rampello (presidente della Triennale, ndr) è un consulente, non il committente". "Strano", risponde Rampello, "con Sgarbi, il sindaco e l' assessore Masseroli eravamo tutti d' accordo per questa iniziativa. A monte c' era un accordo tra CityLife e Triennale per realizzare sulla ex fiera il Museo del design. Poiché questo è andato in Triennale, la Triennale stessa ha continuato ad occuparsi, all' interno dell' accordo di programma, del museo che sorgerà qui. Ne seguiamo la gestione strategica, stiamo affiancando il progettista per il concept". Di fatto la presentazione del Museo del contemporaneo da costruirsi per i 2011 sull' area CityLife - dopo le proposte ai gasometri della Bovisa, all' Ansaldo, a Sesto San Giovanni (dove potrebbe sorgerne un altro a firma di Renzo Piano) e al Padiglione 3 della Fiera - fa eruttare un po' di lava a lungo riscaldatasi nel sottosuolo metropolitano. Sgarbi e Rampello sono entrambi grandi comunicatori, legati al mondo dell' arte contemporanea, hanno lavorato in tv (Mediaset), si occupano di musei, di fondi per i beni culturali, ed entrambi si sentono "padri" del nuovo museo. Da un lato c' è il progetto di Rampello di una Triennale modello Biennale di Venezia, ovvero fondazione per l' arte contemporanea su più poli. Dall' altro c' è Sgarbi che i musei (Palazzo Reale, Arengario, Ansaldo, Contemporaneo...) li vuole gestire come rappresentante della collettività. Una polemica, questa, che ha già pronte due nuove tappe. La prima è su cosa mettere dentro al nuovo museo. Sgarbi annuncia qualche linea: "Penso a Boetti, alla Transavanguardia, ma poche opere, perché non è che possiamo prendiamo Jeff Koons a 20 milioni di dollari. Penso a qualche collezione privata a rotazione. Ma penso a questo museo più come contenitore che come contenuto, un po' Bilbao e un po' Beaubourg. Ci vuole un ristorante che funzioni sino a mezzanotte". Rampello (d' accordo con il sindaco che molto lo apprezza) intende "pianificare la gestione nei prossimi mesi". Poi si profila un ulteriore terreno di confronto tra i due. È sull' idea, avanzata da Rampello, di realizzare un centro per la fotografia e l' immagine con i fondi statali per i 150 anni dell' Unità d' Italia. "Intanto vedremo cosa farà il nuovo governo. Secondo me quei soldi andrebbero impiegati per Brera", già afferma di contro Sgarbi. "Inoltre, se i fondi non sono della Triennale, è evidente che Rampello non può essere il committente". Ma non è escluso che sia proprio un nuovo governo a non far deflagrare il rapporto tra i due, dirottandone uno a Roma come sottosegretario ai Beni culturali.

Panza Pierluigi

Pagina 7
(16 marzo 2008) - Corriere della Sera

 

Milano vista da... Davide Rampello presidente della Triennale
Arte, ricerca e design "Investire nella cultura per far ripartire Milano"
Rampello, Triennale: basta indifferenza, la città torni laboratorio di idee


"Anzitutto dobbiamo metterci d' accordo su cosa intendiamo per cultura". Perché se si vuole cominciare da qui, e intraprendere un viaggio nella città delle arti con il presidente della Triennale Davide Rampello, "bisogna fare chiarezza". E allora cultura è "attenzione verso tutte le forme dell' essere". È "dare una visione "altra" del mondo". E "sensibilizzare la gente in questa direzione". Questione non da poco. Perché Milano "è tutta una contraddizione". Massimo di energia, innovazione, inventiva. Accanto, distrazione, indifferenza, interessi privati. Benvenuti nella città del 2008, dove nascono musei nuovi, dove il cartellone teatrale è tra i più ricchi d' Europa, dove si respira la sfida dell' Expo e i visitatori tipici delle mostre sono gli over 60, dove "non esistono più cantori" e "ci si chiude in nocive posizioni di rendita". Rampello la racconta così, con le sue bellezze e le storture. Lanciando proposte e indicando gli obiettivi "da raggiungere insieme a chiunque abbia l' energia e la voglia di fare cultura". Qualche nome? "Il sociologo Aldo Bonomi, la regista Andrée Ruth Shammah, Giulio Ballio e tutti i rettori di questa fantastica città universitaria, don Virginio Colmegna e la sua straordinaria energia, il designer Michele De Lucchi e la sua tensione spirituale, Italo Rota e la sua fantasia, la raffinatezza di Pierluigi Cerri, la forza di Francesco Micheli". Qualcuno con cui credere, "cum credere, da qui nasce il temine concreto. E se ci contaminiamo diventiamo sempre di più e allora Milano si può riscoprire". Divulgare, sensibilizzare, amare. Rampello insiste su questi temi. "Chi genera diffonde. La generosità è uno dei primi talenti. E invece a Milano vedo tanta disattenzione". Nessun fraintendimento, però: "Fare cultura non è una catechesi generale, ma una sfida a toccare il maggior numero di anime. Io ci credo e vado avanti". Nel suo studio al terzo piano della Triennale, Rampello programma eventi, risponde ad amministratori, lancia proposte - "voglio una gigantografia, altrimenti il pubblico non capisce" - studia gli ultimi dettagli del museo di Arte contemporanea. "È faticoso lavorare con tutti. Ma una città deve avere idee originali, anzi originarie, dettate dalla sensibilità" e libere da intoppi burocratici "che sono il peggiore dei mali". La cultura del fare nella metropoli che più ha sviluppato questo concetto, che ha fatto del lavoro e del pragmatismo un tratto distintivo. Sembra quasi un paradosso, ma Rampello insiste con l' accostare questa idea alle arti: "L' azione deve essere costante e non deve essere toccata dall' indifferenza generale. C' è tutta una fascia di persone che aspetta di essere sedotta dalla bellezza, c' è una città che vuole essere riscoperta e ricantata". Nuovi cantori per una nuova metropoli. Fatta di extracomunitari, di uomini d' affari che arrivano da ogni parte del mondo, di storie non più legate a vecchie cartoline. "Milano si sta rigenerando, nel senso delle nuove generazioni, e noi dobbiamo riconoscerla, senza dimenticare le sue origini". Del resto - Rampello gioca ancora con le parole - "la memoria, mnemosine, è la madre delle arti". Quindi il sogno: "Adunare attorno al Teatro dell' arte un gruppo di autori teatrali che lavorino su storie della città, che la declinino". Perché "ora c' è ben poco". Milano e i luoghi della cultura. Rampello ne indica qualcuno, tracciando un piccolo itinerario d' autore. Quello "istituzionale" con il Castello, il Cenacolo, il museo della Scienza e della tecnologia, il Poldi Pezzoli. Quello architettonico: Palazzo Moretti in corso Italia, corso Venezia e via Statuto "che sono un dizionario dell' architettura". Poi i Navigli: "Che bello uscire da Milano accompagnati dalle vie d' acqua, non ci si sente mai soli". E infine il posto del cuore: la Bovisa. "Non c' è niente di più bello che osservare il tramonto scendere tra il gasometro e la stazione di Villapizzone". Dichiarazione d' amore di un veneto che Milano se la sente "come un abito". Perché "qui si fa design, pubblicità, editoria, moda, finanza, ricerca. Quale città così piccola può vantare una così profonda densità di progettualità?". E anche i brianzoli "con i nanetti in giardino", insomma anche loro, "hanno la tenacia di reinventare la vita e allora questo è un terreno fertile per le arti che sono il modo più libero dell' uomo di disegnare se stesso. Ecco perché sono fondamentali". * * * Le 7 sfide culturali del futuro * * * Università I rettori, gli atenei e la qualità degli studi Secondo Davide Rampello, Giulio Ballio (foto) e i rettori delle università milanesi fanno bene alla cultura cittadina. "Giusta - dice - la loro richiesta di preservare il livello qualitativo degli atenei" * * * Solidarietà Integrazione e accoglienza: un patrimonio per la città "Cultura è anche saper vedere nell' integrazione un patrimonio per Milano", creando un nuovo tessuto sociale. Come fa don Virginio Colmegna (foto), presidente della Casa della Carità * * * Design Creativi e architetti La sfida della fantasia Il design di Michele De Lucchi (foto), la fantasia dell' architetto Italo Rota e la raffinatezza di Pierluigi Cerri per Rampello sono l' espressione della creatività milanese * * * Teatro Un vertice di autori per raccontare Milano Il sogno di Rampello: riunire gli autori teatrali per ricantare insieme Milano. Tra le grandi figure che animano la vita artistica della città, la regista Andrée Ruth Shammah (foto) * * * Tessuto sociale Il modello dei 5 cerchi Come cambia la società Leggere i cambiamenti del tessuto sociale, trovandone novità e caratteristiche, è uno dei meriti del sociologo Aldo Bonomi, autore di un libro sui 5 cerchi sociali (foto) * * * Expo L' immagine e lo sviluppo Il modello internazionale Milano e la sfida dell' Expo intrapresa da Letizia Moratti (foto). "Anche se dovessimo perdere - dice Rampello - bisogna proseguire

Potrebbe interessarti

28.03.2024 Dibattito Aperto

La Milano del futuro: un dialogo costruttivo - l'intervento di OAMi

L'Ordine prosegue il confronto sui temi trasformazione edilizia della città: si è svolto il 27 marzo presso Assimpredil Ance l’incontro in collaborazione con l'Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano e il Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Milano, con il patrocinio dell'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano.

Scopri di più
28.03.2024 Eventi

Fuorisalone 2024: installazione in sede e iniziative in programma

In occasione della Milano Design Week 2024, la sede dell’Ordine e della Fondazione ospita un'installazione a cura dell'azienda Finsa, dedicata agli spazi nomadi e ad un nuovo concetto di ospitalità, oltre a un ricco programma di incontri che animeranno le giornate del FuoriSalone.

Scopri di più
27.03.2024 Ordine

Assemblea di Bilancio Consuntivo anno 2023

L'assemblea per l’approvazione del Bilancio Consuntivo 2023 dell'Ordine è convocata per il 19 aprile alle ore 17.30 in via Solferino 17.

Scopri di più