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TIZIANO VUDAFIERI

Matricola: 11833

Sezione: A - a architetto

Laurea: VE 1985

Prima Iscrizione: 21.11.1985 TV

iscrizione: 25.09.2000

Abilitazione: VE 1985

Precedenti Iscrizioni: (proveniente dall'Ordine Architetti di Treviso, data di prima iscrizione all'Albo professionale 21/11/1985)

TIZIANO VUDAFIERI

2022

URBAN HIVE MILANO

Il nuovo concept per l'Urban Hive Hotel, nato dalla riqualificazione dello storico Carlyle Hotel nel cuore di Brera, ha interessato gli spazi comuni e le 97 camere e suites distribuite su 7 piani. Le scelte per il progetto d’interni e per la soft decoration reinterpretano in chiave contemporanea la tradizione del design “alla milanese”, citando l’elegante modernità senza tempo delle opere dei Maestri del dopoguerra, oltre ai miti e ai simboli della città, dalla Madonnina al Bar Basso. Il quartiere di Brera, con la sua vocazione intellettuale e anticonformista, ha ispirato l’anima dell’hotel inteso come luogo d’incontri e socialità. Dinamico e intimo allo stesso tempo, l’Urban Hive è stato infatti concepito per trasformarsi in social hub, in un continuo scambio tra ospiti e cittadini grazie a numerosi servizi che si aprono al pubblico: dalle aree coworking multifunzionali alle meeting rooms, dagli eventi culturali ai business lunch e agli aperitivi proposti al Portico84 Cafè&Bar. Uno dei concetti chiave dell’intervento è il modo in cui sono stati disegnati gli spazi dedicati al co-working. L’hotel ha adottato una visione circolare dell’uso degli ambienti comuni, per valorizzare la superficie dando differenti destinazioni d’uso nel corso della giornata. Le 97 camere e suites sono state ridisegnate con arredi custom-made, mentre l’accurato studio sul colore ha dato vita alla scelta di tre palette differenti che si alternano sui piani delle camere - rosa terracotta, verde menta e celeste - e che nelle stanze contrastano con i tendaggi.

2021

MILANO VERTICALE

L'architettura degli interni e il progetto degli spazi esterni di Milano Verticale | UNA Esperienze amplia il concetto tradizionale di hotel creando uno spazio che è allo stesso tempo un albergo urbano, una destinazione food & beverage, un luogo di incontro per il lavoro e un hub di servizi innovativi. L'hotel si trova nell'area di Porta Nuova-Garibaldi-Corso Como, un importante quartiere d'affari rappresentativo della rinascita di Milano. La struttura a quattro stelle è l'emblema di una riflessione su un rinnovato senso di abitare il tempo e lo spazio, di condividere esperienze sociali, ricreative e lavorative in un contesto di grande personalità, sia visiva che materiale. Al centro del progetto c'è Milano e la milaesità. Gli interni reinterpretano in chiave contemporanea la tradizione del design "alla milanese", citando l'elegante modernità dei maestri meneghini del dopoguerra, presente in numerosi dettagli materici come l'uso di marmi policromi e la citazione della pietra di ceppo lombarda. L’hotel consiste di 173 camere distribuite su 12 piani ai quali si aggiunge il rooftop di 530 metri quadri al 13esimo piano e 4 Penthouse Suite: 4 attici-superattici esclusivi dotati di ampie terrazze panoramiche con piscine jacuzzi. Milano Verticale | UNA Esperienze si affaccia sullo skyline della città e presenta un giardino interno di oltre 1.000 metri quadrati, uno spazio verde che si armonizza con la struttura, ispirandosi ai giardini nascosti tipici di Milano.

2021

TERRAZZA APEROL

Il progetto di architettura di interni realizzato per Aperol si fa portavoce dei valori veneziani e dei codici distintivi del marchio. Lo spazio designato è un locale di 200mq, di cui 90mq in esterno, situato in Campo Santo Stefano a Venezia. Elementi della tradizione sono reinterpretati in chiave contemporanea: specchi veneziani diventano monitor digitali per condividere foto con gli altri locali Aperol nel mondo; stucchi fatti a mano e pavimenti in legno recuperato dalle “bricole” veneziane (pali di quercia che segnalano i canali navigabili in laguna) con fughe arancioni; un bancone, ispirato ai bar della metà del XX secolo, rivestito con pannelli di policarbonato riciclato stampati in 3d; panche, le cui forme classiche si combinano con tessuti dai toni neutri e dallo stile contemporaneo. In omaggio al colore iconico del marchio, sono molteplici i dettagli arancioni che caratterizzano l’atmosfera estetica del locale: dai bordi delle sedute al bagno total orange, dalle mensole agli specchi. Nello spazio coesistono due diverse aree, comunicanti tra loro, ma accessibili da ingressi separati: il Bacaro, ispirato alla tradizione, e il Bar, destinazione per tutta la giornata. Entrambi gli ambienti si trovano in dialogo con la grande terrazza esterna di 90 mq che si affaccia su Campo Santo Stefano. Nel rispetto del peculiare tessuto urbano che lo circonda, il locale è stato progettato sposando un concept volto all’utilizzo di materiali di recupero, contribuendo a generare un impatto positivo sull’ambiente.

2017

CASA B MILANO

L’abitazione, collocata in un palazzo d’epoca nel cuore di Milano, occupa una superficie di 450 metri quadri ed è concepita secondo un classico impianto ottocentesco a L, in cui le stanze sono organizzate ai due lati di un lungo corridoio distributivo. Un appartamento di alto profilo, con oltre 100 anni di memoria e di storia. Un progetto di interior design all’insegna di contrappunti e giustapposizioni, rispettando la storica identità degli spazi. In quest’ottica di conservazione, sono le decorazioni a fare da elemento di rottura, creando un ambiente dal design contemporaneo. Pavimenti in legno a spina di pesce, maniglie in ottone, infissi a telaio bianco dialogano così con pezzi di design made in Italy e con opere pop art, offrendo nuovi sguardi e prospettive. Un arredo che gioca sulla preziosità della materia, sulle contaminazioni e gli accostamenti inediti, ponendo al centro del progetto la relazione tra oggetti e tra oggetti e spazio.

2015

CHINA CITY PAVILION

Il China City Pavilion rappresenta una sintesi della capacità di interpretare le anime dell'Italia e della Cina, facendo emergere i diversi caratteri delle città, nel rispetto della migliore tradizione del design italiano. Realizzato con il supporto della città di Milano e della città di Shanghai in occasione dell'Expo 2015, il City Pavilion è un progetto sino-italiano volto a favorire le interazioni tra le due città. Una struttura itinerante, smontabile, adattabile e facilmente riutilizzabile che è stata anche l'unico padiglione - ufficialmente approvato - nel centro di Milano, di fronte alla Stazione Centrale. Il risultato del progetto City Pavilion è un'architettura ariosa, fortemente grafica, realizzata in metallo bianco, legno chiaro e scuro e vetro. Le regole di composizione di questa struttura si ispirano alla geometria dinamica dell'ala di un airone. Leggerezza, ordine ed equilibrio sono i principi guida. Un grande portico, sormontato da un tetto a “pagoda” in compensato lamellare, protegge e circoscrive il volume di vetro che ospita tre distinte zone: lo showroom, l’area living istituzionale e la zona food & beverage con il suo patio esterno, il tutto su una superficie complessiva di 360 mq.

2015

MOUNTAIN STONE HOUSE

La Casa, recuperata come casa di villeggiatura, è situata all’imbocco della Val Bregàglia italiana, al centro del seicentesco insediamento rurale di Crana. ll committente acquista un primo lotto con un rustico agricolo semi crollato – stalla e fienile – e con grossi problemi di stabilità geologica. Il fianco del pendio viene scavato e messo in sicurezza con strutture in cemento armato e il volume originario in pietra viene restaurato con un approccio il più possibile filologico, ottenendo al piano terra un bagno e una camera matrimoniale e al piano superiore il living con cucina oltre ad una zona soppalcata con due posti letto. A cantiere ultimato il committente acquista il secondo immobile adiacente. Il nuovo progetto prevede un collegamento aereo tra i due volumi, realizzato con un ponte in legno e vetro. I due edifici diventano corpo unico, con un nuovo spazio living articolato e differenziato. Le scelte architettoniche esterne sono misurate e rispettose delle consuetudini tradizionali (materiche, tipologiche e morfologiche). In questo progetto di “riuso-recupero-restauro” il vero tema era come trasformare una stalla in una abitazione con alti standard prestazionali energetici e i soli segni evidenti di contemporaneità in facciata sono la presenza di due grandi vetrate fisse. Nello spazio interno dialogano tra loro i legni (pavimento in rovere/compensato di betulla, listoni in larice/pavimento di castag o esistente restaurato), lo spazio e la luce del sole, le viste panoramiche.

2013

MATAHARI TERBIT - azienda manifatturiera di oreficeria

A Bandung, in Indonesia, un’azienda manifatturiera di oreficeria ha la necessità di ingrandire il suo impianto produttivo, non solo per la crescita del suo personale di circa cinque volte, ma anche come occasione per re-inventare il marchio, con una radicale trasformazione delle strategie produttive, commerciali e di comunicazione. Le indicazioni di progetto richiamano l’immagine di una fabbrica-giardino, di olivettiana memoria, in cui la qualità della vita e quella del lavoro diventano determinanti per il risultato del prodotto. La fabbrica diventa anche uno strumento di racconto e di programma, in cui il tema forte della qualità viene declinato sotto ogni punto di vista: qualità del prodotto e del suo racconto, qualità degli spazi architettonici e dei luoghi aperti, qualità e sostenibilità dei processi produttivi e delle condizioni di lavoro. Il progetto architettonico è complesso e articolato, si nasconde e snoda all’interno di un tessuto urbano denso e molto fitto che si affaccia su un canale a cielo aperto e che permette due unici e nascosti – per volere della proprietà- ingressi su strada. Riprendendo il modello efficiente delle case tradizionali Batak, sono definite nuove linee di sviluppo che determinano la forma dell’edificio. Il fattore clima diventa di essenziale importanza come punto di partenza: il volume dell’impianto è caratterizzato da una grande copertura ventila, che permette l’aerazione interna, limitando la necessità d’impianti di raffrescamento, e l’ingresso della luce naturale, proteggendo, al tempo stesso, dalle grandi piogge e dai forti venti. Grandi vetrate, protette dalla copertura, corrono lungo il fronte che si affaccia sul canale, e aprono lo sguardo sul paesaggio di acqua e verde del giardino. Alla fabbrica si affianca: il centro di progettazione e prototipazione, l’Headquarters con uffici e showroom, dieci negozi su strada con abitazione al primo piano, e all’interno del parco una villa provata per la proprietà e una guesthouse di dieci stanze per gli ospiti.

2012

VOLTURNO33

L'ex sede storica del PCI milanese, inaugurata nel 1964 da Togliatti, è stata trasformata in una torre residenziale contemporanea, V33, attraverso un progetto in dialogo con la città esistente e il più lontano paesaggio, non solo urbano. La facciata su via Volturno, la parte più visibile dell’edificio, viene ripensata, rompendo il suo rapporto con l’isolato ottocentesco. Riprendendo il curtain wall esistente ma superando il rigore del razionalismo anni ’50-’60, la facciata presenta bow windows in lamine traforate e volumi chiusi da verde rampicante interpretando il rapporto tra l’interno e la città costituendo dei filtri. I materiali rispecchiano la milanesità dell’edificio: alluminio anodizzato, finestre strette e lunghe, e il klinker con la novità del suo utilizzo in nero. Il colore insieme ai patii-bow windows si differenzia dagli edifici del contesto, creando una facciata ritmata dal carattere introverso. Su via Volturno, rivolta a est, si affacciano gli spazi della zona notte, mentre per la zona giorno il lato ovest riserva una vista non solo sulla nuova città che sale ma anche sull’inalterato Arco Alpino. L’edificio contiene una ventina di appartamenti che rispondono a esigenze contemporanee dell’abitare, che prendono la forma di grandi spazi di living, simili a veri e propri loft, aperti verso l’esterno grazie anche a terrazze coperte. Al suo interno si trova anche un piano commerciale, una palestra, un giardino pensile, locale biciclette e tre livelli interrati di garages.

2006

MASO H

Il grande maso cinquecentesco è stato dapprima oggetto di un importante opera di consolidamento, e in seguito di un approfondito e curato lavoro di restauro, con operatori specializzati e dedicati ai restauri delle chiese. Sono stati riportati alla luce intonaci e muri, fissando la fuliggine centenaria della cucina, a sottolineare la sacralità del manufatto e il totale amore del suo proprietario. Il sottotetto è stato anch’esso restaurato e trasformato a uso residenziale. Al maso è stato aggiunto un nuovo volume, addossato all’abitazione esistente, per accogliere la spa e la piscina, che dall’interno fuoriesce verso l’esterno attraverso una sottile parete vetrata. Illuminata da un patio che si apre vero il cielo, la galleria d’arte privata che raccoglie la collezione dei proprietari, è stata realizzata scavando la collina retrostante il maso e collegandola ad esso tramite un passaggio sotterraneo. Al piano terra è stato realizzato un volume che contiene una piccola casa per gli ospiti che possono sbirciare la collezione attraverso il patio su cui l’edificio si affaccia. I materiali scelti sono quelli legati alla tradizione altoatesina, che permettono l’inserimento nel paesaggio circostante il maso in modo armonioso e in perfetto dialogo con esso.

2005

ABITARE A MILANO - VIA CIVITAVECCHIA

Con Consalez-Rossi Architetti Associati, Francesca Peruzzotti, Andrea Starr Stabile. Progetto vincitore del concorso “Abitare Milano”, con affidamento dell’incarico alla progettazione definitiva ed esecutiva per l’area di via Civitavecchia. Il progetto si presenta come risposta al problema dell’housing sociale con un masterplan flessibile che si pone in relazione alla città. Il masterplan collega la città, e la fermata della metro Crescenzago, al parco Lambro, costituendo un cuore residenziale denso di servizi e luoghi pubblici. Il tema dell’integrazione con il verde si vede sia nella strutturazione della pianta, nei piani terra dove gli spazi aperti si integrano al parco, ma anche nelle facciate disegnate da inserti pensili vegetali. La torre residenziale è il vero e proprio segnale del nuovo complesso per la città. Dopo questo edificio, che fa da testata al progetto, seguono una serie di stecche più basse (cinque piani) sempre residenziali. Gli edifici ospitano diverse tipologie abitative tra le quali quelle di interesse sociale. Lo schema strutturale dell’edificio a telaio permette di formare, a seconda della necessità, diverse combinazioni abitative. All’interno degli stessi volumi residenziali troviamo spazi liberi per attività comuni. I servizi alla residenza (come portinerie, locali biciclette, sale riunioni) si ritrovano anche nei vari piani, soprattutto in relazione alle terrazze che diventano veri e propri tetti abitati. Più vicini al parco invece i servizi di interesse sociale e gli elementi attrattivi a scala urbana si conformano intorno al tema dell’hammam-centro di cura con l’acqua. Trovano così posto il parcheggio-mercato e un caffè-ristoro.

2002

COSTUME NATIONAL - GLASS HOUSE

Lo studio traduce il marchio Costume National in una grande serra di vetro nel vecchio quartiere dei Navigli milanesi. Progetto che racconta insieme al marchio anche la figura di Ennio Capasa, con il suo stile sobrio, raffinato ed elegante, per metà mediterraneo e per altra metà giapponese. Con questo spirito viene pensato lo spazio da utilizzare come showroom durante le sfilate sospendendolo sul tetto della vecchia fabbrica di cera, da tempo sede del marchio. Bianco, vetrato, leggero presenta uno stile minimal che si riflette anche nella struttura interamente appesa a una trave di quaranta metri appoggiata sui lati trasversali del volume esistente. A questo vengono accostati caratteri mediterranei, come i due patii laterali che ne definiscono il volume, o il giardino che raccoglie una collezione di piante grasse, echi di quel sud Italia caro allo stilista. Salendo la scala si vede il cielo come se si stesse entrando (o forse uscendo) in uno spazio aperto. La scatola vetrata è infatti inondata dalla luce naturale, che ne disegna le linee dello spazio interno. Filtrata dalla struttura della copertura, viene schermata dal verde della serra che corre sul lato lungo, e dai due patii nei lati corti, lasciata completamente libera sul secondo lato, aprendo la vista sulle coperture del vecchio edificio trasformate in vasche d’acqua. Al suo interno unico elemento di arredo vero e proprio è un lungo mobile-mensola espositivo, rigorosamente bianco, accostato alla vetrata che divide il giardino laterale. Superfici bianche, luce, verde e acqua sono i materiali di questo progetto che si combinano creando uno spazio, dalle linee razionali, elegante e minimal- mediterraneo, in perfetta sintonia, seppur per contrapposizione, con l’esistente e il quartiere.